11.9.11

La Callas non morì d'amore (di Giangiorgio Satragni)

Solo ora, diversi mesi dopo, leggo l’articolo di Giangiorgio Satragni su “La Stampa” del 13 dicembre 2010, che dà conto della ricerca svolta da due foniatri bolognesi su dischi, registrazioni, video di Maria Callas, con una tale ampiezza di documentazione e di riscontri, da far concludere con ragionevole certezza che la grande cantante non morì d’amore, che cioè non si suicidò con i barbiturici né si lasciò andare nella depressione. Quello che allora sembrò un paravento, la morte per “insufficienza cardiaca”, oggi appare la conseguenza esiziale, possibile e probabile, di un’altra malattia a carattere degenerativo e delle terapie che l’accompagnano (S.L.L.)
Il declino vocale e la scomparsa di Maria Callas, il 16 settembre 1977 nella sua casa di Parigi, non sono mai stati chiariti del tutto fino ad oggi, benché sulla morte siano state avanzate diverse ipotesi, compreso il suicidio, fermamente smentito dai domestici della cantante solo in anni recenti. Ma ora scienza e tecnologia giungono a illuminare circostanze e sgombrare il campo da false deduzioni, riducendo il campo alla medicina e alla foniatria, riprendendo diagnosi passate, sommandole a nuove ricerche e fornendo un quadro convincente. Il grande soprano era affetto da dermatomiosite, una malattia che provoca un cedimento dei muscoli e dei tessuti in generale, compresa la laringe: di qui la discontinuità e il declino della voce che iniziarono a manifestarsi già all'inizio degli anni Sessanta. Ma la cura per la dermatomiosite è a base di cortisonici e immunosoppressori, un fatto che in simile patologia può provocare alla lunga insufficienza cardiaca: il referto ufficiale, che alla morte della Callas parlava di arresto cardiaco, non è quindi un paravento, ma la conseguenza estrema della malattia muscolare.
A riprendere gli elementi e saldarli insieme sono stati due foniatri, Franco Fussi e Nico Paolillo, che hanno presentato gli esiti della ricerca all'Università di Bologna, nell'ambito di una tavola rotonda organizzata da Marco Beghelli per Il Saggiatore Musicale e dedicata all'analisi scientifica del fenomeno Callas.
Il punto di partenza era verificare con strumenti moderni le registrazioni della Callas, in studio ma soprattutto dal vivo, per accertare cosa fosse realmente cambiato nella sua voce fra gli anni Cinquanta, periodo di massima espansione e floridezza vocale, agli anni Sessanta, quando la voce iniziò a mostrare crescenti problemi di passaggio e registri disomogenei, sino ai difficili concerti dei primi anni Settanta. Registrazioni degli stessi brani in anni diversi sono state sottoposte ad analisi spettrografica, dalla quale è emerso che nel periodo ultimo il registro della Callas era diventato mezzosoprano: di qui l'innaturalità delle note acute, fattesi più dure e sgradevoli. Ma Fussi, uno dei foniatri più importanti, ha analizzato insieme a Paolillo anche gli ultimi video della Callas, da cui emerge evidente il cedimento muscolare, poiché la cassa toracica non si espande nelle prese di fiato, alle quali corrisponde invece uno scorretto alzarsi delle spalle e, soprattutto, una forte contrazione dei muscoli deltoidi, mezzo altrettanto scorretto per sostenere il canto. Su questa base ha ricevuto quindi nuova e probabilmente definitiva luce la diagnosi della dermatomiosite, formulata dal medico Mario Giacovazzo che visitò la cantante nel 1975 ma rivelò il segreto solo nel 2002.
Fussi e Paolillo hanno ulteriormente indagato il quadro clinico connesso alla patologia, fino alle conseguenze estreme dell'arresto cardiaco. In questo modo hanno da un lato tolto di mezzo in maniera inequivocabile l'ipotesi dei barbiturici e dall'altro, in termini artistici, verificato come il declino dell'icona novecentesca del canto non sia da attribuire all'eccesso di sforzo vocale o a cause esterne, vale a dire alle tensioni emotive e mondane legate al rapporto con Aristotele Onassis. Sposata con l'industriale veronese Giovanni Battista Meneghini, la Callas ebbe una relazione con l'armatore greco dall'estate del 1959, dando alla luce un figlio che morì nell'aprile del 1960 poco dopo il parto. La Callas, che nel frattempo si era separata da Meneghini, fu poi lasciata da Onassis, che nel 1968 sposò Jacqueline Kennedy. Un rapporto vi è però fra il declino e il voluto dimagrimento che nel 1954 fece perdere alla Callas trenta chili, con un metodo ancora ignoto, visto che nessuno è mai stato in grado di capire se la cantante avesse davvero ingerito la Taenia solium, il verme solitario. Fussi e Paolillo hanno ricordato, anche sulla base di casi recenti, come la perdita di peso comporti un minor sostegno fisico dell'apparato vocale e una minore omogeneità dei registri. Anche sulla base di queste osservazioni hanno chiarito il famoso episodio che vide la Callas interrompere la prima della Norma di Bellini all'Opera di Roma il 2 gennaio 1958, mandando a casa dopo il primo atto anche il Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi. Il Quirinale la prese come un affronto, si parlò di malore o di capriccio della diva. I foniatri si sono adesso presi la briga di analizzare in modo spettrografico il nastro d'archivio di quella rappresentazione, dopo averlo fatto ripulire dai numerosi disturbi. Ebbene, è il documento di una voce affaticata e diseguale nei differenti registri, non più controllati come prima. Non era una capriccio, la Callas stava davvero male, aveva la tracheite e i muscoli stavano forse già cedendo: il declino era iniziato. 

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