7.10.11

Afrodisiaci. Casanova mangiava polenta (di Ettore Vincenti)


Un cibo che ha qualità afrodisiache – che stimola cioè l’attività sessuale – esiste davvero: ed è la polenta.
Nel corso dei secoli sono state attribuite qualità stimolanti a una grande varietà di alimenti, dalle domesticissime braciole di maiale alle spezie più esotiche, ai molluschi, al peperoncino. Spesso si è trattato di cibi che richiamano per la loro forma l’organo sessuale maschile (cetrioli, asparagi) o sono particolarmente energetici (parmigiano, cioccolata) o raffinati (caviale, ostriche). Nessuno ha realmente efficacia, ma chi ci crede e se ne rimpinza ottiene talora buoni risultati: l’effetto placebo funziona.
Gli unici alimenti che non sono mai stati presi in considerazione, né dalla tradizione popolare né da quella colta, sono stati pane, pasta, riso e polenta. Ed è un peccato, appunto, per la polenta. Essa, e più precisamente il mais di cui si compone, ha proprio un effetto afrodisiaco: è risultato in maniera inequivocabile dagli esperimenti condotti dal professor Michele Carruba, docente di neuropsicofarmacologia dell’Università di Milano.
Per capire come agisce la polenta in veste di afrodisiaco diamo un’occhiata al funzionamento del nostro cervello: le cellule cerebrali non sono a diretto contatto tra di loro, ma separate da un piccolissimo spazio, misurabile in milionesimi di millimetro detto spazio intersinaptico. Per comunicare, le cellule liberano sostanze particolari, i neurotrasmettitori, che hanno il compito di varcare lo spazio tra le sinapsi e di portare il messaggio alle cellule adiacenti. Il desiderio sessuale è un po’ come una bilancia: agiscono su di lui sia stimoli inibitori che stimoli eccitanti. Quando questa bilancia è in equilibrio si ha il desiderio sessuale naturale.
Torniamo alla polenta. Il neurotrasmettitore che si incarica di propagare il messaggio inibitore è la serotonina. Il nostro organismo sintetizza la serotonina  di un aminocido essenziale, il triptofano, che è presente in tutti gli alimenti tranne che nel mais. Mangiando soltanto mais, priviamo l’organismo di triptofano e in questo modo gli impediamo di sintetizzare serotonina. Se la serotonina scende sotto un certo livello non  è più in grado di trasmettere il messaggio sessualmente inibitore: le cellule del nostro cervello sentono allora soltanto il messaggio eccitante.
Cavie di laboratorio tenute per 24 ore a dieta composta esclusivamente di acqua, mais e un po’ di sale (cioè polenta) si sono abbandonate a una attività sessuale talmente frenetica da essere incapaci di distinguere individui del proprio sesso da quelli del sesso opposto. Quando i testicoli dei maschi, per il troppo lavoro, non erano più in grado di produrre spermatozoi, le bestiole continuavano a provare un desiderio incoercibile, ma non riuscivano a soddisfarlo: venivano colte da una profonda depressione e si rintanavano in un angolo della gabbia. E’ questo il limite della “dieta polenta” a scopo afrodisiaco: provoca bensì eccitazione, ma non aumenta la capacità di soddisfarla.

Nota
Ho tratto l’articolo da un ritaglio de “L’Europeo” degli anni Ottanta del 900. Non c’è indicazione di data. L’autore è Ettore Vincenti. (S.L.L.)

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