Su “Le scienze on line” del 24 ottobre 2011, un articolo siglato gg riporta un’importante notizia pubblicata su “Current Biology”. Una ricerca approfondita e ampia sembra dimostrare come gli Orangutan non solo palesino nello spazio diverse organizzazioni sociali e “culture”, ma siano in grado di trasmettere alle generazioni successive innovazioni culturali durature.
Ciò sembrerebbe dare credibilità a una riflessione leopardiana contenuta nello Zibaldone: “Congetture sopra una futura civilizzazione dei bruti, e massime di qualche specie, come delle scimmie, da operarsi dagli uomini a lungo andare, come si vede che gli uomini civili hanno incivilito molte nazioni o barbare o selvagge, certo non meno feroci, e forse meno ingegnose delle scimmie, specialmente di alcune specie di esse; e che insomma la civilizzazione tende naturalmente a propagarsi, e a far sempre nuove conquiste, e non può star ferma, né contenersi dentro alcun termine, massime in quanto all’estensione, e finché vi sieno creature civilizzabili, e associabili al gran corpo della civilizzazione, alla grande alleanza degli esseri intelligenti contro alla natura, e contro alle cose non intelligenti. Può servire per la Lettera a un giovane del 20° secolo”.
Purtroppo c’è una regressione che tenderebbe ad accentuarsi, se – com’è possibile – la crisi del modo di produzione capitalistico, che ormai caratterizza tutte le civiltà umane, assumesse caratteri catastrofici. In quel caso più che associare a sé le scimmie, gli uomini potrebbero regredire ai loro livelli attuali. (S.L.L.)
Purtroppo c’è una regressione che tenderebbe ad accentuarsi, se – com’è possibile – la crisi del modo di produzione capitalistico, che ormai caratterizza tutte le civiltà umane, assumesse caratteri catastrofici. In quel caso più che associare a sé le scimmie, gli uomini potrebbero regredire ai loro livelli attuali. (S.L.L.)
Un'approfondita analisi delle differenze nei modelli comportamentali in nove popolazioni di orangutan indica che esse non sono spiegabili dai soli fattori genetici e ambientali
Negli esseri umani e nelle scimmie antropomorfe la cultura ha le stesse radici evolutive. A dimostrarlo è una ricerca condotta dall'antropologo Michael Krützen, l'Università di Zurigo, che con i suoi collaboratori ha mostrato come le grandi scimmie abbiano non solo la capacità di apprendimento sociale ma anche che le innovazioni comportamentali vengono trasmesse culturalmente da una generazione all'altra per un gran numero di generazioni.
Una decina di anni fa, gli etologi avevano osservato in grandi scimmie allo stato naturale variazioni geografiche nei modelli di comportamento che non sembravano spiegabili se non attraverso la trasmissione culturale di innovazioni, proprio come negli esseri umani. Queste osservazioni hanno innescato un intenso dibattito tra gli scienziati che ha visto contrapposti quanti sostenevano appunto che tali variazioni geografiche costituissero differenti culture e quanti le considerano il risultato di fattori genetici e influenze ambientali.
Nel nuovo studio, pubblicato sulla rivista “Current Biology”, i ricercatori hanno utilizzato il set di dati più grande mai compilato per una specie di grandi scimmie. Hanno analizzato oltre 100.000 ore di dati comportamentali, creato profili genetici di oltre 150 oranghi selvatici e, grazie anche a immagini satellitari e avanzate tecniche di telerilevamento, hanno misurato le differenze ecologiche tra nove popolazioni di orangutan di Sumatra e del Borneo.
"La novità del nostro studio - ha detto Carel van Schaik, uno dei coautori - è che, grazie alle dimensioni senza precedenti del nostro set di dati, siamo stati i primi a misurare l'influenza genetica e dei fattori ambientali sui differenti modelli comportamentali tra le varie popolazioni di oranghi."
Dall'analisi di questa grande messe di dati i ricercatori hanno potuto concludere che i fattori genetici e le influenze ambientali non erano in grado di spiegare i modelli di comportamento nelle diverse popolazioni.
"Sembra che la capacità di agire culturalmente sia dettata dalla lunga aspettativa di vita delle scimmie e dalla necessità di essere in grado di adattarsi alle mutevoli condizioni ambientali", ha osservato Krützen. "Ora sappiamo che le radici della cultura umana vanno molto più in profondo di quanto si pensasse: essa è costruita su una solida base vecchia di molti milioni di anni e condivisa con le altre grandi scimmie".
gg)
Uh!... mi sono imbattuto in un blog intelligente e colto! L'ho assaggiato qua e là e mi sono iscritto. A risentirci!
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