11.10.11

Via Panisperna e viale Trastevere. Enrico Fermi e il ministero della Gelmini.

Ho fatto a lungo il prof di Latino. E difendo il Latino tutte le volte che ne ho l’opportunità. Tuttavia, leggendo in ritardo nel sito del mensile “Le Scienze” il commento di Marco Cattaneo al tema di maturità scientifica su Enrico Fermi assegnato nel giugno scorso, non mi sono sentito di dargli torto. Uno dei commentatori del post espone come probabile e degno di riflessione il fatto “che Einstein, Fermi, De Broglie e forse pure Heisenberg ai loro tempi da bravi studenti avessero studiato il latino”, ma le riflessioni di Cattaneo (ottimo divulgatore e giornalista scientifico con alle spalle una bella laurea in fisica) sui programmi di Fisica dei Licei mi sembrano inattaccabili. Il suo intervento è reso ancora più attuale dalle stupidaggini recenti del ministero della Gelmini, quello che qualche trombone ha ribattezzato Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca (per cancellare il “Pubblica” di un tempo) e qualche caporal maggiore fa chiamare con la sigla MIUR, secondo l’uso delle caserme. (S.L.L.)
Enrico Fermi, questo sconosciuto (22 giugno 2011)
di Marco Cattaneo
Le tracce ufficiali dei temi della maturità sono note da un’ora, e già non si capisce chi possa averle concepite.
Quella di ambito tecnico-scientifico, in particolare, sembra adatta più a chi sta conseguendo un dottorato in storia della scienza che a diciottenni che stanno finendo l’avventura di trovare qualcosa di interessante nei programmi della scuola italiana.
Il titolo è facile, all’apparenza: “Enrico Fermi, fisico”. Ed è accompagnato da quattro bei brani: due sono di Nicola Cabibbo e Giuseppe Bruzzaniti, mentre altri due sono testi autografi di Fermi del 1945 e del 1947. Davvero molto interessanti, a patto di sapere chi diavolo sia ’sto benedetto Enrico Fermi e che cosa abbia mai fatto per essere così famoso. Ho il sospetto che gli studenti dei nostri licei abbiano sentito nominare i ragazzi di via Panisperna non molto di più dei ragazzi della via Pal (in fondo anche loro “so’ ragazzi”). E a dire la verità ho pure il sospetto che lo stesso valga per il 99 per cento dei nostri parlamentari (sono un inguaribile ottimista).
Per fare il tema su Fermi bisognerebbe sapere qualcosa di fisica nucleare e subnucleare, citandone qualcuno dei lavori più importanti, ma forse anche saper inserire l’uomo Enrico Fermi nel contesto storico, dalle leggi razziali al Progetto Manhattan, per così dire.
Invece ho paura che di tutto questo ci siano tracce omeopatiche nei programmi di storia, e nemmeno l’ombra in quelli di fisica. Io, ai tempi della maturità, non ne avevo la più pallida idea. Allora mi sono messo a scartabellare in giro per la rete e ho trovato le fondamentali indicazioni nazionali per gli obiettivi da conseguire nelle scuole superiori messe a punto dagli esperti del ministro dopo l’epocale riforma che la signora Gelmini ha prodotto per rendere più moderna la scuola italiana.
Continua a fare tristezza, per quanto mi riguarda, il fatto che al liceo scientifico si studi molto più latino che fisica, ma risparmiandovi la lettura integrale del testo vi incollo il programma di fisica di quinta:

QUINTO ANNO
Lo studente completerà lo studio dell’elettromagnetismo con l’induzione magnetica e le sue applicazioni, per giungere, privilegiando gli aspetti concettuali, alla sintesi costituita dalle equazioni di Maxwell. Lo studente affronterà anche lo studio delle onde elettromagnetiche, della loro produzione e propagazione, dei loro effetti e delle loro applicazioni nelle varie bande di frequenza.
Il percorso didattico comprenderà le conoscenze sviluppate nel XX secolo relative al microcosmo e al macrocosmo, accostando le problematiche che storicamente hanno portato ai nuovi concetti di spazio e tempo, massa ed energia. L’insegnante dovrà prestare attenzione a utilizzare un formalismo matematico accessibile agli studenti, ponendo sempre in evidenza i concetti fondanti.
Lo studio della teoria della relatività ristretta di Einstein porterà lo studente a confrontarsi con la simultaneità degli eventi, la dilatazione dei tempi e la contrazione delle lunghezze; l’aver affrontato l’equivalenza massa-energia gli permetterà di sviluppare un’interpretazione energetica dei fenomeni nucleari (radioattività, fissione, fusione).
L’affermarsi del modello del quanto di luce potrà essere introdotto attraverso lo studio della radiazione termica e dell’ipotesi di Planck (affrontati anche solo in modo qualitativo), e sarà sviluppato da un lato con lo studio dell’effetto fotoelettrico e della sua interpretazione da parte di Einstein, e dall’altro lato con la discussione delle teorie e dei risultati sperimentali che evidenziano la presenza di livelli energetici discreti nell’atomo. L’evidenza sperimentale della natura ondulatoria della materia, postulata da De Broglie, ed il principio di indeterminazione potrebbero concludere il percorso in modo significativo.
La dimensione sperimentale potrà essere ulteriormente approfondita con attività da svolgersi non solo nel laboratorio didattico della scuola, ma anche presso laboratori di Università ed enti di ricerca, aderendo anche a progetti di orientamento.
In quest’ambito, lo studente potrà approfondire tematiche di suo interesse, accostandosi alle scoperte più recenti della fisica (per esempio nel campo dell’astrofisica e della cosmologia, o nel campo della fisica delle particelle) o approfondendo i rapporti tra scienza e tecnologia (per esempio la tematica dell’energia nucleare, per acquisire i termini scientifici utili ad accostare criticamente il dibattito attuale, o dei semiconduttori, per comprendere le tecnologie più attuali anche in relazione a ricadute sul problema delle risorse energetiche, o delle micro- e nanotecnologie per lo sviluppo di nuovi materiali).

Il corsivo è mio, e serve solo a sottolineare che gli obiettivi si fermano allegramente al dualismo alla De Broglie e al principio di indeterminazione di Heisenberg, idonei a “concludere il percorso in modo significativo”. Gli ultimi ottant’anni di fisica, se per caso vi interessassero, e non se ne vede la ragione, potete anche studiarveli da voi, rigorosamente fuori da scuola.
La prossima volta che sento qualcuno parlare di ricerca e innovazione in questo paese sciolgo i cani e lubrifico la doppietta del nonno.

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