17.11.11

Barbara (da "I Piaceri" di Vitaliano Brancati)

Con il titolo I Piaceri venne pubblicato, per la prima volta nel 1943, una sorta di diario di Vitaliano Brancati: riflessioni, fantasie, squarci narrativi. Il brevissimo racconto che segue, una sorta di romanzo concentrato, fa parte del capitolo I piaceri della povertà. (S.L.L.)
Vitaliano Brancati
Biografia di Barbara Rovello, cameriera presso la famiglia Gorgone.
Servì per trent’anni i signori Gorgone, e per ventinove anni amò il figliuolo minore dell’avvocato, il signorino Filippo, il cui svegliarsi, al mattino, anche quando egli si trovò sugli occhi i capelli bianchi, fu sempre annunciato per il corridoio con le parole: “Il ragazzo s’è svegliato!”.
Quest’amore di Barbara fu grande, insensato, muto come la paura di un coniglio. Nessuno ne seppe nulla, nonostante che lei camminasse intorno alla tavola stordita dai battiti del proprio cuore e pieno il cervello di parole candide e forsennate.
La sua gelosia provocò la rottura di molti bicchieri e di quel vaso di maiolica così rimpianto in famiglia che tutta un’epoca fu ricordata con la frase: “Ai tempi del vaso”.
Nei giorni di gelosia, le si allentavano le mani, e tutto le cadeva a terra.
Nei giorni di felicità, quando cioè il “ragazzo” passava in casa la sera, una forza senza pari si sprigionava dai suoi nervi. E per questa felicità, la casa ebbe lavati i pavimenti, spolverate le scatole che si ammucchiavano sugli armadi e scintillò come un bicchiere fin nei minimi vetri e teste di chiodi.
Quando il padroncino, lavandosi, canticchiava arie di ballo, Barbara aveva il segno certo ch’egli era innamorato. Il rintocco di una campana che accompagnasse il funerale della sorella non sarebbe stato per lei più triste di quel canto allegro e a mezza bocca.
Anche i troppi bagni caldi del ragazzo mettevano Barbara in orgasmo: che voleva dire quella smodata cura del proprio corpo? Se egli cambiava la biancheria due volte al giorno, Barbara s’appoggiava allo stipite, col mucchio delle calze, maglia, camicia di lui, assordata da un ronzio penoso.
Spesso egli si chiudeva nella propria stanza per lavorare; e lei, addossata alla porta, respirava il fumo di sigaretta che usciva dal buco della serratura.
Quand’egli stava in letto ammalato, Barbara era felice.
Così passarono ventinove anni. La sera che si sentì morire, Barbara baciò la mano del “ragazzo” che la guardava con le ciglia aggrottate, e chiuse gli occhi per sempre con l’atto repentino di chi li abbassa per paura e vergogna.
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Commentino
Un coeur simple?

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