8.11.11

Il romanzo di Gino Latilla (Antonella Sciocchetti)

Un'immagine deformata di Gino Latilla con Carla Boni
Gino Latilla ieri, 7 novembre 2011, avrebbe compiuto 87 anni. Non ce l’ha fatta a raggiungere quel traguardo: è morto di malattia un paio di mesi fa, l’11 settembre. Il 7 novembre è il giorno gioioso della gloriosa e quasi incruenta Rivoluzione bolscevica d’Ottobre in quel di Pietrogrado, l’11 settembre è il dì del crollo delle newyorkesi Torri Gemelle. Capricci del destino!
Latilla è soprattutto ricordato come cantante, ma fu personaggio a più facce. Fu latin lover e talent scout,  per esempio. Si deve a lui il lancio di Fred Buscaglione. Dopo i grandi successi canori degli anni Cinquanta divenne dirigente Rai, lasciando per qualche decennio il mondo della canzonetta, cui sarebbe tornato settantenne. Il suo nome, intanto, era presente nelle liste della P2, la loggia massonica di Licio Gelli.
Le cronache rosa degli anni Cinquanta ricordano il suo amore della Pizzi, per cui avrebbe tentato il suicidio, e poi quello per Carla Boni, con cui si sarebbe sposato, ma concedendosi - a quel che si dice - qualche evasione di troppo, causa di liti furibonde.
Achille Campanile, nel suo Dizionario della canzonetta, alla voce "Boni Carla" così ironizzava: “Al secolo Gajano Carla, voleva farsi monaca, ma poi ci ripensò e sposò il cantante Gino Latilla. Non si sa se per rivendicare una precedenza artistica, o per alludere a una particolare situazione di famiglia, il Latilla ha dichiarato: «I veri urlatori siamo io e mia moglie»”. La Boni, dal canto suo, gli rese a tarda età pan per focaccia, stringendo amorosa amicizia con un bel giovanotto che aveva all’incirca cinquant’anni meno di lei. Per farla breve con la vicenda di Latilla, opportunamente rimaneggiata,  si potrebbe costruire un bel romanzo, con momenti di vero divertimento.
Cercando, intanto, nella rete un necrologio biografico che di Latilla ricordi ritmi e canzoni, ho fatto una scoperta curiosa. Il più pieno di simpatia lo si ritrova in “Articolo 21.Info”, il giornale on line dell’omonima associazione per la libertà di stampa promossa da Giulietti e Orlando, diretto dall’ottimo Stefano Corradino. Il pezzo è firmato da Antonella Sciocchetti.
La cosa incuriosisce un po' perché quel giornale mi pare il più attivamente e meritoriamente impegnato a denunciare le derivazioni attuali e i complotti risorgenti della P2, ma evidentemente in questo caso dalle parti di “Articolo 21.Info” non hanno dato molta importanza alla presenza di Latilla nelle liste di Gelli, considerandola il frutto di una improvvisa, improvvida ingenuità, e hanno valutato soprattutto il lato artistico. (S.L.L.)


Addio Gino Latilla. Sarai nel vento.
Alle 5.30 del mattino, dopo una lunga malattia, si è spento all’Ospedale Santa Maria Nuova di Firenze il cantante Gino Latilla, uno dei prìncipi della canzone melodica italiana. Ne danno il triste annuncio i figli Luisella e Davide, nati dal matrimonio con l’indimenticabile Carla Boni, che Latilla aveva sposato nel 1958. Figlio d’arte (il celebre tenore pugliese Mario Latilla),  il cantante aveva debuttato giovanissimo, durante la seconda guerra mondiale, al Teatro Manzoni di Bologna. Entrato a far parte della scuderia del Maestro Cinico Angelini nel 1952, le sue numerose partecipazioni ai programmi radiofonici dell’Eiar gli avevano regalato da subito l’amore e l’ammirazione degli ascoltatori italiani. Memorabili le sue partecipazioni al Festival della canzone italiana di Sanremo: Vecchio scarpone (1952), Tutte le mamme (1953) , Casetta in Canadà (1957), Io sono il vento (1959), Il mare nel cassetto (1961). Alternandosi tra importanti festival italiani ed internazionali, Latilla con la sua voce girò il mondo, portando la nostra melodia all’attenzione delle platee internazionali più ambite. Per il mercato americano Latilla usò lo pseudonimo di Tony Williams (da non confondersi con la nota voce solista de ‘The Platters’) incidendo per l’etichetta statunitense ‘Liberty Records’.
Nel 1987 era tornato sulle scene italiane con il gruppo Quelli di Sanremo, diviso con i colleghi ed amici storici Nilla Pizzi, Giorgio Consolini e la stessa Carla Boni, con cui ripristinò il forte sodalizio artistico del passato, affievolito dalla separazione avvenuta a metà degli anni Settanta.
“Sono stata colta di sorpresa – ci ha dichiarato la figlia Luisella  – perché proprio ieri il dottore mi aveva detto che sembrava riprendersi… Qualche giorno fa, all’ospedale, mi ha cantato “son tutte belle le mamme del mondo” - continua -  e abbiamo pianto insieme. Ce l’ho registrata… te la farò sentire.  Sai, a casa mangiavamo pane e musica. Come uomo e come padre ha sacrificato tutto in nome della musica. Mi mancherà la sua voce e il suo umorismo … e la battuta sempre pronta.”
Gino Latilla, che avrebbe compiuto 87 anni il prossimo 7 novembre, mostrava ancora tanta voglia di cantare e soprattutto di raccontare storie e aneddoti legati alla sua attività artistica.  Di recente, infatti, aveva collaborato con il collezionista Ettore Geri alla realizzazione del CD Mario e Gino Latilla. Storia di due voci (di prossima uscita, a cura del Tima Club), in cui sono raccolte incisioni rare dei due artisti ed alcuni inediti.  Ettore Geri, profondo conoscitore dei cantati degli anni Cinquanta e Sessanta, nonché amico e studioso di Claudio Villa, ha così commentato la morte di Gino Latilla: “Se ne va un amico, oltre che una delle più grandi voci leggere del dopoguerra. Gino è stato l’unico cantante con cui Claudio Villa ha duettato per ben tre volte, nei brani Il pericolo numero uno, Cos’è un bacio e Una marcia in fa. Claudio lo stimava moltissimo e di questo Latilla andava fiero.”
Per volere della famiglia, non è stata allestita la camera ardente. “Abbiamo ritenuto opportuno che papà fosse ricordato per com’era prima della malattia – ha dichiarato la figlia Luisella – Questo è un male devastante e terribile, un tale scempio del corpo… che abbiamo avuto modo di conoscere già con nostra madre, purtroppo … Ma non so se è giusto … sono ancora in tempo a cambiare idea”. L’ultima volontà del cantante (ci riferisce ancora la figlia) è di essere cremato e che le sue polveri siano sparse tra gli alberi in alta montagna. 
Ripenso al testo di Io sono il vento, uno dei più noti successi di Latilla, diviso con Arturo Testa. “Sono l'aria che talora sospira e che al sol del mattino più dolce si fa. Son la furia che improvvisa si adira e che va, fugge e va. Dove andrà non lo so.”
Ciao Gino! Sei stato “il vento” dell’amore per la musica e la melodia. E nel vento sarai sempre la eco di una canzone che ha fatto “belle le mamme del mondo” e il cuore di chi ti ha ascoltato con ammirazione. 

da "Articolo21.info", 12 settembre 2011

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