13.12.11

I solchi delle catene. Giuseppe Garibaldi scrive ad Abramo Lincoln.

Tra i frammenti che Alberto Piccinini recupera nei suoi “Vuoti di memoria”, mi pare notevole questo, da una lettera aperta di Garibaldi a Lincoln, ripubblicato sul “manifesto”il 3 giugno 2011. (S.L.L.)
Se in mezzo al fragore delle vostre titaniche pugne può giungervi ancora la nostra voce, lasciate o Lincoln che noi liberi figli di Colombo mandiamo una parola di augurio e di ammirazione alla grande opera che avete iniziato. Erede del pensiero di Cristo e di Brown, Voi passerete alla posterità col nome di Emancipatore, più invidiabile d'ogni corona e d'ogni umano tesoro. Una razza intera d'uomini soggiogata dall'egoismo al collare della schiavitù è per Voi, ed a prezzo del più nobile sangue americano, restituita alla dignità dell'uomo, alla civiltà ed all'amore. L'America maestra di libertà ai padri nostri apre nuovamente l'era più solenne dell'umano progresso, e mentre sbalordisce il mondo co' suoi giganteschi ardimenti fa tristemente pensare come codesta vecchia Europa, la quale agita pure una sì gran causa di libertà non trovi né intelletto né cuore per uguagliarla. Mentre gli epuloni del dispotismo intuonano la bacchica ode che festeggia la caduta d'un popolo libero lasciate che i liberi festeggino religiosamente la caduti della schiavitù. (...) Salute a voi Abramo Lincoln navicellaio della libertà, salute a Voi che da due anni combattete e morite intorno al suo stendardo rigeneratore, salute a te redenta Camitica stirpe -  i liberi uomini d'Italia baciano i solchi gloriosi delle tue catene.

(Lettera pubblica di Giuseppe Garibaldi al presidente Usa Abraham Lincoln, 6 agosto 1863) 

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