4.1.12

Proibizionismi. Tra Etta Miller e Al Capone (di Daniele Barbieri)

Su “Carta” settimanale Daniele Barbieri curava una rubrica di rievocazioni dal titolo Date datate, recuperando dal passato eventi e temi che, mutatis mutandis, si rivelavano di scottante attualità. Quella che segue è tratta dal n.1 del 2005. Mi pare di un qualche interesse anche oggi. (S.L.L.)
Un detenuto su tre è in carcere per “spaccio”. Non si sta parlando dell’Italia 2004, ma degli Stati Uniti del 1930, cioè nel pieno del proibizionismo alcolico, il più lungo e fallimentare tentativo del genere.
E’ alla fine del 1919 che gli Usa approvano il diciottesimo emendamento alla Costituzione che vieta di fabbricare e vendere alcool. Dal gennaio 1920 - e per ben quattordici anni – la legge Volstead punisce produzione, importazione, trasporto e ovviamente vendita di vini, liquori e simili. Nella memoria collettiva quel lungo periodo rimanda alle immagini di gangster che si arricchiscono con i traffici illegali e di una corruzione alle stelle. Ma vi furono anche gravi conseguenze sanitarie, con migliaia di morti per alcool adulterato (si beveva di tutto, nessuno controllava).
La repressione contro gli alcolisti recidivi fu durissima. Il Michigan decise che, dopo la quarta infrazione, scattava l’ergastolo. La prima condanna a vita non colpì però qualche Al capone me Etta Miller, madre di dieci figli, recidiva nel possesso di una bottiglia di gin. Negli Usa di quegli anni dominava un fanatismo religioso e militarista non molto dissimile dall’attuale. Nel 1919 il presidente Woodrow Wilson aveva di nuovo esortato gli statunitensi a una “Crociata per la purezza”. Il terrore del socialismo, la repressione contro il movimento sindacale, il mai scomparso razzismo e un nuovo patriottismo toccano punte mai raggiunte.
Come ricordava Giancarlo Arnao in Proibito capire (Ega,1990) il fallimento del Volstead Act fu palese: non solo l’alcool circolava ovunque ma, come si legge nel 1931 in un rapporto con la commissione d’inchiesta voluta dal presidente Herbert Hoover, “molte persone che rispettano abitualmente la legge sono indotte a un atteggiamento ostile verso le istituzioni dal sentimento che la repressione e l’interferenza nella condotta privata sono arrivate troppo in là”.
Alle successive elezioni nessun candidato si dichiara contro il proibizionismo: ma la crisi economica culminata nel venerdì nero del 1929 sta convincendo i singoli stati che ri-legalizzare e dunque tassare  gli alcolici sarebbe un buon affare.

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