12.1.12

Scuola dell'infanzia. Una lettera da Santa Maria degli Angeli (Assisi)


Luigino Ciotti, che presiede ed anima il “circolo primomaggio”, attivo ad Assisi-Bastia, mi ha inviato questa lettera aperta di un’insegnante della scuola dell’infanzia, Franca Valentini di Santa Maria degli Angeli (Assisi). La riprendo in questo blog (e la rilancerò su fb) perché mi pare comunichi con semplicità e chiarezza la diffusa sofferenza che procurano certe manovre cui i borghesi plaudono.
Ne ho sentito uno, un professionista, che l’altrieri mi diceva: “li voglio vedere questi operai che hanno faticato fin da 16 anni, questi lavoratori usurati! Sono io che mi rompevo il culo a studiare, mentre loro non facevano un cazzo!”.
C’è uno spirito di rivalsa, un odio di classe, che s’avverte in giro. Orripilante. Doveva essere così, dopo la Marcia su Roma, quando un governo, nato più o meno come quello di Monti (cioè imposto dal Capo dello Stato al Parlamento), cominciò a mettere sotto i ferrovieri, gli operai, i piccoli impiegati, le maestre di scuola, per la gioia del borghesume che gridava: “Era ora”. (S.L.L.)

All'attenzione di chi può aiutarci.
Sono un’insegnante di Scuola dell’Infanzia e scrivo a nome mio e di tante nella mia stessa condizione: avrò 58 anni di età ad aprile ed ho maturato 36 anni di contributi il 31 dicembre 2011. Non vi nascondo che vi ho già scritto e scritto ad altri, ho provato ad aprire blog, ma il problema che vorrei sottoporvi, in questo momento dove molti faticano a trovare il pane quotidiano, se prima di quest’ultima riforma delle pensioni era serio ed importante , ora è altamente preoccupante per noi insegnanti e per i bambini che ci verranno affidati.
Il problema che sollevo è questo: IL LAVORO DI EDUCATRICE DI NIDI E DI INSEGNANTE DI SCUOLA DELL’INFANZIA E’ DA CONSIDERARSI USURANTE (ma lo è anche, per altri motivi, quello dell’insegnante in genere).
La manovra che il nuovo governo (cambiamento tanto atteso) ha promulgato non solo alzerà per tutti l’età pensionabile, non garantendo più nemmeno i 40 anni di contributi, ma costringe molte come me a lavorare ben 43 anni arrivando, nel mio caso, a 64 anni di età. Se avrete la pazienza di leggere quanto seguirà, capirete perche sono MOLTO preoccupata per la dignità dei miei alunni e della mia salute mentale e fisica (una cosa è fare l’impiegata, altro è fare l’insegnante di scuola dell’Infanzia!). Voglio solo ricordarvi le affermazioni fatte da alcuni a proposito dell’età pensionabile, dei cosiddetti privilegi di cui le donne non debbano usufruire e della assurdità di inserire il lavoro di insegnanti tra quelli usuranti.
Non tutti sanno, anzi lo sanno in pochi, cosa vuol dire fare l'insegnante ed in particolare di Scuola dell'Infanzia.
Ho 36 anni di servizio e solo 57 di età; e sono rimasta a lavorare in questo tipo di scuola perché ci credevo, perché insieme ad altre pioniere abbiamo trasformato un servizio che era pura assistenza e sorveglianza in una vera scuola (che tutti ci invidiano): abbiamo studiato, sperimentato, imparato a leggere i bisogni, a dare risposte, a progettare, a rapportarci con i genitori ed il territorio. E' stato difficilissimo e faticoso, ma di grande soddisfazione ma ero certa (così erano le regole) che quando non ce l’avrei fatta più a garantire tutto ciò sarei potuta andare in pensione con 35 anni di servizio. Quello non era un patto tra lo stato e me? Se avessi saputo che lo stato avrebbe cambiato i termini, avrei cambiato scuola, o meglio mansione.
Nel frattempo la società e quindi i bambini sono cambiati: 28 individualità per sezione (ora 29) per 8 ore al giorno. Sì, dico 29 bambini dai 3 ai 5 anni che passano a scuola molto più tempo che con la loro famiglia: chiedono di star bene, "pretendono", manifestano bisogni che devi soddisfare. Mai si può riproporre il percorso che era andato bene un anno prima: c'è il diversamente abile, ci sono almeno 10 bambini stranieri da "includere", ci sono diversità che aspettano risposte.
Ma c'è anche l'età (la mia e quella del bambino): un bambino così piccolo ha il DIRITTO ad avere un'insegnante affettuosa e capace, ma piena di energia fisica, di pazienza, che abbia la voglia e la forza di giocare, di sperimentare e di "abbassarsi" al suo livello, di permettergli di crescere.
Io dentro la scuola ci sto bene e ho fatto di tutto per renderla migliore: sono stata per anni Funzione Obiettivo responsabile dell'Offerta Formativa, sono collaboratrice di un dirigente reggente, ho sempre partecipato agli organi collegiali, ho acquisito competenza e professionalità e mi ritengo una buona insegnante, ma alle 4 del pomeriggio quando riesco ad uscire dopo 6 ore di scuola sono sfinita. Mi accorgo che con il tempo non sarò più in grado di svolgere il mio lavoro con DIGNITA’, che i bambini hanno bisogno di forze fresche, di figure più giovani e piacevoli (e non di un gruppo di nonne o peggio ancora di streghe sfinite!). Le forze fisiche, dopo anni di questo tipo di lavoro, stanno scemando ( molte di noi hanno problemi alle corde vocali, alla schiena…) e la mente perde elasticità, memoria, prontezza: non lavoriamo con delle pratiche ma con bambini molto piccoli e una dimenticanza può risultare fatale.
Nel frattempo sono stata moglie (ora vedova), madre, figlia, nuora e casalinga: non credete che dopo 36 anni di lavoro (e sono certa di non rubare la pensioni ai giovani che hanno il diritto di lavorare e costruirsela!) sia giusto che riesca ad andare in pensione? Ma ho “solo” 57 anni e si pretende di farmi lavorare altri 7 anni!
Non posso andare in pensione? Se pensate che questo non sia più fattibile (ma se non vado con 36 anni di servizio, quando lavoreranno le mie figlie?), vorrei avere almeno la possibilità di restare nella scuola (fino ai 40 anni) per supportare i giovani che entreranno: fare il tutor, dare la mia competenza per la progettazione, per lo svolgimento dell'attività didattica... ma essere esonerata, al bisogno, dal lavoro con i bambini.
Se non verrà prevista questa possibilità, molte di noi per problemi fisici e mentali dovranno ricorrere alle Commissioni mediche per essere esonerate dal servizio: “non più idonea a svolgere il lavoro frontale con gli alunni”. Dopo anni ed anni nella scuola affrontati con passione, professionalità, spendendo forze poco riconosciute dall’opinione pubblica ma apprezzate da bambini e famiglie, ci chiuderanno in un ufficio, occuperemo i posti degli Amministrativi senza averne le competenze: non ci possono fare questo anche se senza dubbio è da preferire all’alternativa di fare del male ai nostri alunni.
Vorrei aggiungere , se si pensa in coscienza, che renderci uguali nell’età pensionabile sia giusto se uguali, uomini e donne, specialmente in Italia, non lo siamo stati mai. Sicura che leggerete con attenzione la mia lettera e ve ne ricorderete nel momento dei confronti e delle decisioni.
Distinti saluti a mio nome e di tutte quelle nella mia condizione.
Luisa Valentini

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