25.2.12

"Belisario aveva una moglie..." (di Procopio di Cesarea)

Procopio di Cesarea (da non confondere con San Procopio martire, originario della stessa città), nacque a Cesarea di Palestina intorno al 500 dopo Cristo e morì, probabilmente a Bisanzio, dopo il 560. Famoso soprattutto per il suo racconto della lunga e tragica guerra Guerra Gotica, combattuta per il dominio sull’Italia, è, secondo molti studiosi, il maggiore storico in lingua greca dell’età giustinianea e uno dei più importanti dell’intera letteratura bizantina. Dopo gli studi a Gaza, sede di una grande scuola retorica e filosofica, Procopio fu consigliere di Belisario, comandante in capo dell’esercito. Caduto in disgrazia il suo protettore non aderì al partito del nuovo “generalissimo” dell’Impero romano d’Oriente, Narsete. Da alcuni documenti si presume che lo storico abbia avuto successivamente un ruolo nella burocrazia imperiale come prefetto.
L’opera storica più importante di Procopio, Le Guerre, è dedicata alla politica estera di Giustiniano, all’intreccio di campagne militari, iniziative diplomatiche, paci e alleanze, nel susseguirsi di capi bizantini e di nemici. Nella costruzione del discorso storiografico Procopio si attiene ai grandi modelli dell’antichità greca, che mostra di conoscere assai bene: Erodoto, Tucidide, Polibio e Appiano. Mostra sicura stoffa di storico nel tenere i fili di situazioni assai intricate, anche se rimane fermo ad una concezione moralistica della storia, intesa come ammaestramento per il futuro.
Un libro assai particolare è invece l’opuscolo a circolazione clandestina, il cui titolo è stato tradotto con Carte segrete o Storia arcana. Vi si racconta – non senza livore e lucido odio – la storia del potere bizantino dietro le cortine o addirittura “sotto le lenzuola”: i vizi, gl’intrighi, le crudeltà, i capricci, gli scandali della coppia regale, Teodora e Giustiniano, e degli altri protagonisti della politica dell’Impero d’Oriente. Qualcuno vi legge dentro il rancore del perdente. A me, quale che ne sia l’origine psicologica, alcune pagine appaiono davvero memorabili. Io ho qui scelto di “postare” non un brano su Giustiniano o Teodora (su cui, in verità si potrebbe costruire una ricca antologia di malefatte e di orrori tratti dal libello di Procopio), ma su un personaggio minore, Antonina, che fu moglie di Belisario. (S.L.L.)  
Ravenna. Mosaici di San Vitale. 
La donna al centro è identificata
con Antonina, moglie di Belisario 
Belisario aveva una moglie (ne ho già parlato prima), di padre e nonno aurighi di professione a Bisanzio a Bisanzio e Tessalonica, la madre faceva la prostituta nei teatri.
La giovane condusse un'adolescenza licenziosa e senza freni, spesso in combutta con delle fattucchiere del giro dei suoi genitori, apprendendo molte utili diavolerie: quando aveva già messo al mondo molti figli, convolò a giuste nozze con Belisario.
Decise subito di tradirlo sin dal primo momento, ma si preoccupò di farlo di nascosto  e non perché sprofondasse di vergogna per i suoi traffici domestici o per un qualche timore del consorte (non sentì mai vergogna davanti a nessuna azione e, il marito, lo dominava con una serie di sortilegi): semplicemente si cautelava, paventando l'imperatrice. Teodora, infatti, si inferociva spesso contro di lei e tirava fuori le unghie. Ma una volta riuscita ad ammansirla, mostrandosi utile in momenti critici, e rendendo prima a Silverio il bel servizio che si dirà (si allude alla cattura a tradimento di papa Silverio deposto e ucciso nel 536 per ordine di Giustiniano, ndr), architettando poi la rovina di Giovanni il Cappàdoce, come ho già narrato (di questo feroce prefetto del pretorio Procopio racconta nelle “Guerre”,ndr), da quel momento, apertamente e impunemente, si abbandonò a nefandezze di ogni genere.
Viveva in casa di Belisario un giovane trace, di nome Teodosio, che per origine apparteneva alla setta dei cosiddetti Eunomiani (l’eresia di Eunomio riguardava la Trinità, ndr). Belisario, al momento di salpare per la Libia, lo lavò nel sacro fonte, lo trasse di lì con le proprie mani, adottandolo così, insieme alla moglie, come figlio, secondo l'uso cristiano per le adozioni.
Da allora Antonina, come è logico, amò con tenerezza questo figlio acquisito grazie alla formula sacra e si preoccupava di tenerlo nella cerchia dei suoi intimi. Ma di colpo, nella traversata, si accese di una furiosa e incontenibile passione per lui: rimosso ogni ritegno e timore per le leggi umane e divine, fece all'amore con lui, all'inizio di nascosto, poi addirittura sotto gli occhi di servi e ancelle. Schiava evidentemente del suo desiderio e presa da furore erotico, non scorgeva impedimenti sulla sua strada. Una volta lo stesso Belisario la colse in flagrante a Cartagine, ma si lasciò abbindolare, deliberatamente, dalla moglie. Li aveva sorpresi insieme in un sotterraneo e aveva dato in escandescenze, ma lei, senza perdersi di coraggio e per nulla imbarazzata per la situazione, spiegò di essere scesa col ragazzo per occultare il meglio del bottino e nasconderlo all'imperatore. Era una scusa bella e buona, ma lui, coll'aria di esserne convinto, lasciò perdere; eppure si era accorto di com'era allentata la correggia che legava le brache di Teodosio vicino all'inguine. Vittima del suo amore per quella donna, non intendeva accettare come vero quanto gli occhi gli rivelavano.
La libidine di Antonina andava via via crescendo sino a scandali innominabili: la gente vedeva e taceva; ma una schiava, una certa Macedonia, a Siracusa, dopo che Belisario aveva conquistato la Sicilia, si fece da lui promettere con i più sacri giuramenti che non l'avrebbe tradita dinanzi alla padrona, e gli fece un resoconto completo, corroborato dalla testimonianza di due ragazzini addetti al servizio di camera.
Belisario, ormai messo al corrente, incaricò alcuni dei suoi di eliminare Teodosio; avvisato in tempo, questi riparò ad Efeso. Infatti, la maggior parte dei componenti del seguito basandosi sulla fragilità della decisione di Belisario si preoccupava più di compiacere Antonina che di dimostrare fedeltà al marito: perciò furono svelati gli ordini ricevuti a proposito di Teodosio. Costantino (generale dell’esercito giustinianeo in Italia), accortosi che Belisario aveva molto patito per l'accaduto, si condolse con lui, aggiungendo: « Io però avrei ucciso la moglie, non il ragazzo ». Antonina lo riseppe e gli divenne nemica, segretamente, in attesa del momento buono per sfogare il suo odio.
Era insidiosa come uno scorpione e covava nell'ombra il rancore. A forza di incantesimi e di moine, riuscì ben presto a convincere il marito che l'accusa della schiava era priva di fondamento. Belisario ordinò di richiamare immediatamente Teodosio e di buon grado consegnò nelle mani della moglie Macedonia e gli schiavi. Antonina strappò la lingua a tutti e tre, così si racconta, poi li tagliò lentamente a pezzi, li chiuse in sacchi e scaraventò in mare, il tutto senza batter ciglio…

Da Procopio, Carte segrete, Trad.Lia Raffaella Sacchi Crescini, Garzanti, 1977

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