16.3.12

Montale e i giochi dei bambini. Poesia e commento (di Gianpaolo Dossena)

Un mese tra i bambini
I bambini giocano
nuovissimi giuochi,
noiose astruse propaggini
del giuoco dell'Oca.

I bambini tengono in mano
il nostro avvenire.
Non questi che lo palleggiano,
ma generazioni lontane.

Il fatto non ha importanza
e gli ascendenti neppure.
Quello che hanno tra i piedi
è il presente e ne avanza.

I bambini non hanno
amor di Dio e opinioni.
Se scoprono la finocchiosa
sputano pappe e emulsioni.

I bambini sono teneri
e feroci. Non sanno
la differenza che c'è
tra un corpo e la sua cenere.

I bambini non amano
la natura ma la prendono.
Tra i pini innalzano tende,
sciamano come pecchie.

I bambini non pungono
ma fracassano. Spuntano
come folletti, s'infilano
negl'interstizi più stretti.

I bambini sopportano
solo le vecchie e i vecchi.
Arrampicativisi strappano
fermagli pendagli cernecchi.

I bambini sono felici
come mai prima. Con nomi
da rotocalco appaiono
nelle réclame delle lavatrici.

I bambini non si chiedono
se esista un'altra Esistenza.
E hanno ragione. Quel nòcciolo
duro non è semenza.

I bambini....
Da Satura in Tutte le poesie, Mondadori 1984

Commento
Il poeta Eugenio Montale (1896-1981), dal 1967 senatore a vita della Repubblica Italiana, Premio Nobel per la letteratura 1975, non ebbe bambini e sappiamo da varie fonti che non amava i bambini. Una volta scrisse: «I bambini giocano / nuovissimi giuochi, / noiose astruse propaggini / del giuoco dell'Oca». Vuol dire che nella sua lunga vita gli capitò di aver sott'occhio dei bambini: li vide giocare. Non capì a che gioco giocassero, e per dirlo usò un aggettivo dotto e sprezzante: "astruso". Se non capì guardando (men che mai cercò di capire partecipando al gioco: e te lo credo!) perché aggiunse un altro aggettivo,   "noioso"? Credeva che i bambini si annoiassero? O era lui che si annoiava solo a vederli? Vederli giocare, poi!
Dalla rubrica Per gioco su "Il venerdì di Repubblica"

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