9.4.12

Carità e rivoluzione. Garcìa Marquez e Camilo Torres, il prete guerrigliero

In un vecchio ritaglio dal settimanale “Panorama” (su cui, al tempo, non aveva messo le mani Berlusconi e mostrava una grande apertura politica e culturale) scopro una lunga, bella intervista a Gabriel Garcia Marquez curata da Claude Couffon, il suo traduttore francese. Il premio Nobel vi ripercorre le tappe della propria vita, ma la conversazione risulta essere più di una semplice autobiografia: una narrazione sospesa tra realtà e fantasia, lo scheletro di un romanzo. La parte che qui riprendo riguarda il rapporto dello scrittore con Camilo Torres, il prete che d’era fatto guerrigliero “per amore del prossimo”, ucciso nel 1966 dall’esercito colombiano. Torres era stato compagno d’università di Marquez nel 1947 e suo amico, da prete, negli anni a cavallo tra 50 e 60. A me sembra una bella pagina di vita, di storia, di letteratura. (S.L. L.)

Camilo Torres
AMICO GUERRIGLIERO
Garcia Marquez ottenne la borsa di studio presso il collegio di una piccola città, famosa per la chiesa costruita in una miniera di sale: Zipaquira. Il collegio riuniva gli studenti più poveri del paese. Ne uscì nel 1946, dopo aver dato gli esami di maturità, poi si iscrisse alla facoltà di diritto, dell'università di Bogotà.

Avrei preferito studiare architettura, meccanica, qualsiasi altra cosa, ma era l'unica facoltà che, lasciandomi liberi i pomeriggi, mi permettesse di guadagnarmi da vivere. E' all'università che ho conosciuto Camilo Torres.

D. Il prete guerrigliero…
R. Ricordo perfettamente quando partì per il seminario. Una mattina non venne al corso. Chiesi: «Dove è Camilo?». Mi risposero: « Camilo si è fatto prete ». L'indomani si seppe che sua madre l'aveva acciuffato alla stazione e l'aveva riportato a casa... Sono andato a trovarlo nella sua piccola biblioteca. Ci vedevamo spesso, io e Camilo, e tuttavia non sapevo nulla della sua duplice vocazione, religiosa e politica. « Ma allora Camilo, che cosa ti è successo? ».
« Senti, si tratta di una cosa molto vecchia e molto seria. La cosa più difficile è farla capire alla mia fidanzata, ma io sono deciso... ». Riuscì a convincere la famiglia, dopo una settimana, e partì.
Durante gli anni '59-'60, quando io lavoravo a Bogotà, all'agenzia di informazioni Prensa latina, assistetti alla sua prima messa. Camilo è legato a una storia che non dimenticherò mai. Ero sposato, quando un giorno venne da me: voleva che ospitassi un ladro che lui proteggeva. Il ladro aveva scontato la sua pena, ma la polizia continuava a perseguitarlo. Quando uscì di prigione cominciarono a portargli via i suoi pochi averi e a ricacciarlo in prigione. Camilo lo portò da noi e noi lo ospitammo. Ci raccontò una storia meravigliosa, degna del racconto di Hemingway, Il vecchio e il mare.
Una notte si era introdotto in un appartamento dove vi era uno splendido frigorifero. Decise di portarselo via, cominciò a spingerlo, riuscì a farlo scendere dalle scale, lo trascinò attraverso il giardino, lo sollevò oltre il muro di cinta, lo fece passare dall'altra parte e si mise a fargli la guardia sul marciapiede, da vanti alla fermata dell'autobus, L'operazione era cominciata a mezza notte. Erano le quattro del mattino Alle cinque stava sempre aspettando, confuso tra gli operai che cominciavano a mettersi in fila. All'alba, spossato,  piantò  lì il frigorifero e sparì. Quando i proprietari lo recuperarono, l'apparecchio era sempre lì, in coda tre la gente.

D. E il suo ospite clandestino?
R. Un pomeriggio uscì e non ritornò. Due o tre giorni dopo la mia cameriera aprì il giornale, vide una foto e disse: «Queste sono le scarpe del signore». La fotografia era quella di un uomo morto che, in effetti, portava le mie scarpe. Era il nostro ladro. La polizia l'aveva ucciso. Camilo andò a cercare il cadavere, lo seppellì e, come trasformato, mi disse: «Fino a ora non ho fatto che carità. Ma non può continuare. Il problema è un altro». Non disse quella parola, ma mi resi conto che per Camilo il problema dei ladri si sarebbe risolto non con la carità ma con la rivoluzione. Credo sia stata quella l'ultima volta che l'ho rivisto.

“Panorama” - 19 aprile 1977

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