Il fatto
Maggio perugino
La primavera perugina non sta andando come il Sindaco Boccali aveva previsto. Più che da festival e da rassegne, infatti, l’attenzione dei perugini è di nuovo catturata dalla questione sicurezza. Dopo gli scontri della notte dell’8 maggio la tensione è salita, amplificata dai media. Il Ministro dell’Interno ha inviato 40 uomini di supporto alle Forze dell’Ordine, le associazioni cittadine (alcune in verità non bene identificate) si sono mobilitate, chi in nome della salvaguardia della socialità chi della “peruginità”, le forze politiche si interrogano; qualcuno, per fortuna, dice anche cose sensate.
Sensata è, sicuramente, una dichiarazione che lo stesso Sindaco, da quanto apprendiamo dal quotidiano on line Tuttoggi.info, avrebbe fatto lunedì sera 14 maggio nel corso di un incontro presso la Casa della Studentessa di via Faina, “La lotta alla droga è fallita - avrebbe dichiarato Boccali - Gli assuntori ci sono, e non si tratta solo di studenti fuori sede. Sarebbe meglio legalizzare le droghe leggere”. Peccato che il giorno dopo sia corso a Roma dal Ministro Cancellieri per chiedere più forze dell’ordine nell’acropoli, ottenendo rassicurazioni. Giano bifronte? Le cose non sono così semplici. Il sindaco, l’abbiamo detto più volte, è in difficoltà e con lui la maggioranza che lo sorregge.
La questione droga altro non è che l’epifenomeno di una crisi profonda della città intera e se, riguardo alla prima, le responsabilità non possono certo imputarsi né a Boccali né a chi lo ha preceduto, per la seconda il discorso è ben diverso. In questi giorni cresce la memoria del “bel tempo che fu”, salvo poi dovere riconoscere, come pochi in verità fanno, che Perugia, anche perché città universitaria, piazza fiorente di droga lo è da almeno un ventennio. Lo era già negli anni Ottanta, quando l’eroina si diffondeva nelle periferie e lo spaccio minuto era praticato dagli stessi “tossici”. Allora cosa è cambiato? E’ cambiato che la città, in nome della rendita, si è progressivamente deteriorata sul piano urbanistico e funzionale, che è diventata multietnica, che è mutata tanto la manovalanza dello spaccio quanto la tipologia di consumatori. Boccali di colpe ne ha, ma come prosecutore di quella politica urbanistica che ha consentito non solo lo svuotamento dell’acropoli ma scempi come quello dell’ex Bellocchio, passato da quartiere popolare a bordello.
Adesso si cerca di correre ai ripari, dando un colpo al cerchio e uno alla botte: da un lato rassicurando i cittadini con la promesse di nuove caserme e posti di polizia, attraverso il riutilizzo di beni demaniali da tempo abbandonati (dall’ex Carcere all’ex Distretto Militare); dall’altro rispolverando l’anima sociale che parla ai più giovani e affronta il tema del consumo di sostanze stupefacenti nell’unico modo possibile che non è certo quello della repressione. Da una situazione del genere non si esce né facilmente né presto. Per restituire un’identità – che naturalmente non potrà più essere quella del passato – ad una città ci vogliono anni, scelte politiche coraggiose che si traducano in azioni concrete, risorse. Al momento di tutto questo non c’è traccia, tantomeno nel campo delle opposizioni, da sempre, al di là dei lai di facciata, conniventi. Intanto, però, se il Sindaco volesse sul serio impegnarsi per una battaglia di civiltà come quella della legalizzazione delle droghe leggere, saremmo ben contenti di sostenerlo.
Nessun commento:
Posta un commento