9.6.12

Agenzie di rating

Riprendo le seguenti informazioni di base sulle principali agenzie di rating da un post su "Polis", postato da Giovanni Puriafito, l'11 agosto 2011. (S.L.L.)
Cosa sono le agenzie di rating?
Le agenzie di rating sono delle compagnie che assegnano una valutazione (il cosiddetto rating, appunto) su titoli e obbligazioni di imprese private oppure sui titoli di stato (quindi sul debito degli Stati). Storicamente, si ritene che le agenzie di rating nascano per l’esigenza di trasparenza da parte delle compagnie nel mondo della finanza, un’istanza portata avanti da svariati esperti del settore (con interessi diversi) fra cui, per esempio, John Moody (giornalista economista) o Henry Varnum Poor (imprenditore statunitense). Le agenzie di rating esprimono, in sostanza, un “voto” sulla solidità di un’azienda o di uno stato. Un voto alfabetico decrescente. Per esempio, per S&P, AAA significa “elevata capacità di ripagare il debito”. D significa “in perdita”. S&P ha appena declassato gli U.S.A. da AAA ad AA+, per capirci. Ovvero, da “elevata capacità di ripagare il debito” a “alta capacità di ripagare il debito”.

Quali sono le principali agenzie di rating?
Ci interessano, per il momento, le agenzie di rating che esprimono giudizi sugli Stati e sul loro debito pubblico. Esse sono le cosiddette Big Three: Standard&Poor’s, Moody’s (entrambe statunitensi) e Fitch (con una doppia sede a New York e a Londra). Esse, in qualche modo, rappresentano un vero e proprio oligopolio di questo tipo di mercato.
Moody è controllata principalmente da una holding (Berkshire Hathaway) e da un fondo di investimento (Davis Selected Advisers).
S&P è una divisione della The McGraw-Hill Companies, Inc.
Fitch è una compagnia minore della FIMALAC, una finanziaria francese.


Le critiche alle agenzie di rating
Non ci vuole un genio per capire che, visto che le agenzie di rating non sono composte da esseri soprannaturali, onniscenti e imparziali, ma piuttosto hanno enormi interessi sul mercato, ci sia quantomeno il dubbio che possano vivere in un perenne conflitto di interessi. Non solo: visto che le Big Three sono le uniche riconosciute negli States (Nationally Recognized Statistical Rating Organization). Il che significa che di fatto esercitano un ruolo di oligopolio.
Implicitamente, queste agenzie sono state assegnatarie, da parte degli U.S.A. e quindi dei governi di tutto il mondo, di un potere regolatorio: esse sono agenzie votate al profitto e le loro valutazioni possono anche avere secondi fini. Sia nella valutazione delle compagnie private sia in quelle degli Stati: possono, di fatto, esercitare anche un potere per dare segnali politici (S&P, per esempio, è stata abbastanza esplicita con Obama) o favorire manovre speculatorie.
Non solo. Le agenzie possono sbagliare. O possono entrare a far parte del pacchetto di acquirenti di certe obbligazioni (capita che poco prima un’azienda sia valutata con tre B e diventi una tripla-A subito dopo questa operazione).
Insomma. Le Big Three esercitano, senza ombra di dubbio, un potere parallelo a quello realmente esercitato dai politici democraticamente eletti. Piaccia o meno, e senza stare lì a tirar fuori alcun tipo di teoria complottistica - si tratta di un potere “occulto” solo perché non percepibile in maniera concreta dall’opinione pubblica -, è evidente che “i mercati” controllino in vari settori la politica, potendo esercitare, attraverso le agenzie di rating, una forma di ricatto sui governi di tutto il mondo.

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