21.6.12

I tempi degli animali. La capra, compagna dell'umanità (di Carlo Grande)

Pulcini, conigli, agnelli, capretti: fra gli animali «sacrificati» in questi giorni di Pasqua il «capro» è la vittima per eccellenza. Secondo la legge ebraica e' un animale «pulito», da macellare in onore di ospiti importanti. La capra è fra gli esseri più umili, si adatta a condizioni impossibili per animali «nobili» quali bovini e ovini. Da millenni è al fianco dell'umanità: fra i primi ad essere addomesticato, pare verso il 9 mila-10 mila a.C. in Iran. La capra ha pupille orizzontali che offrono una visione periferica a tre dimensioni, decisiva in luoghi montuosi, dove la visione «verticale» e' importante. Dalla pelle della capra si ricavavano otri per vino e acqua, pergamene.
Un animale utilissimo, dunque, che ha svezzato la civiltà. Ma ha corna, barba, zoccoli... sappiamo dove si va a parare: al dio-caprone Pan, al satiro che insidia le ninfe, al diavolo, a Belzebù. In realta' le capre non hanno niente di satanico, sanno essere intelligenti e di compagnia come quelle di Heidi o le preziosissime Pashmina, incontrate sugli altopiani del Ladakh durante una «cavalcata selvaggia» sulle tracce di prigionieri di guerra italiani catturati dagli inglesi e portati in India. Capre, yak e atmosfere magiche del Piccolo Tibet, cariche di risonanze come questa manciata di giorni di fine aprile: un periodo nel quale nacque (il 26) e morì (il 23) Shakespeare, durante il quale, fra il 30 aprile e il 1 maggio, c'è la Notte di Valpurga (la «Walpurgisnacht» cantata da Goethe), notte celtica di passaggio alla bella stagione, un capodanno primaverile fatto di danze e banchetti. Ma il vero sabba (di cemento) rischiano di farlo in Valsesia a Riva Valdobbia, nel costruire un complesso turistico più insulso del Clooney-guerriero invasato de L'uomo che fissa le capre.
Non sono così stupide! Lo dice Umberto Saba, sa che parlano ai poeti: «Era sola sul prato, era legata. / Sazia d'erba, bagnata / dalla pioggia, belava. / Quell'uguale belato era fraterno / al mio dolore. Ed io risposi, prima / per celia, poi perché il dolore è eterno, / ha una voce e non varia. / Questa voce sentiva / gemere in una capra solitaria / In una capra dal viso semita / sentiva querelarsi ogni altro male, / ogni altra vita». Umile capra, compagna dell'umanità.

“La Stampa” 26-04-2011.

Nessun commento:

Posta un commento