2.8.12

Due interventi su Vendola (stati di fb - S.L.L.)

Su fb vedo, a decine, compagne e compagni che avevano riposto in Vendola fiducia riversare sul "ragazzo comunista di Puglia" amarezza e acredine. Hanno ragione. Non si può fare finta che il governo Monti non esista. Non si può - senza prima pretendere una chiara rottura con il governo e le sue politiche antipopolari - stipulare un accordo con Bersani come se il Pd non votasse ogni giorno (oggi e domani, non soltanto ieri) misure ispirate al liberismo più selvaggio e cinico. Non si può essere possibilisti su un'alleanza con Casini & c, come se il Casini non dicesse a ogni occasione "un governo Monti non mi basta, ne voglio due", sulla base del fatto che, in ipotesi, potrebbe cambiare idea. Oggi bisogna dire NO, NO E POI NO.
Vendola aveva suscitato grandi speranze per la sinistra e per il Sud. Ma nell'ultimo anno ha dilapidato un capitale con il suo tatticismo e la sua ottusità, a cominciare dalle scelte per Napoli e Palermo. Soprattutto non ha capito che, dopo il governo Monti, non si tratta più, come un tempo, di combattere all'interno dell'opposizione antiberlusconiana una battaglia per l'egemonia culturale e politica, ma di costruire la sinistra larga anche contro il Pd e la sua resa incondizionata; che non si tratta di contendere a Bersani o a D'Alema la leadership, ma di recuperare quel po' di militanza e di opinione di sinistra che essi tuttora controllano e sfruttano.
Fa ancora a tempo a salvare qualcosa? Forse l'anima sì. Se trova il modo di rompere su temi rilevanti - e subito - l'ambiguità forse può evitare per sé il destino di un opportunista senza dignità e senza seguito. Ma l'ipotesi di ricostruire qualcosa intorno al suo prestigio e alla sua narrazione è fottuta per sempre. Alle primarie, se si faranno e si candiderà davvero, smuoverà poco o niente e quasi nessun entusiasmo susciterà fuori dal ceto politico tra i delusi e i disincantati. Il suo ruolo sarà quello del fastidioso chiacchierone inconcludente, quello che ebbe un dì Bertinotti.
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Ci sono decine di compagni di Sel che non vogliono rinunciare alle proprie illusioni. Si attaccano alle parole, ai documenti, alla frasi, per dire che "non è vero", che Vendola non vuole andare con l'Udc, che nel programma proposto ci sono punti che i casinisti non possono in nessun caso accettare.
Tutto questo arrampicarsi si spiega e suscita simpatia, ma non può eliminare una contraddizione di fondo. Questa proposta di coalizione viene alla luce mentre i partiti di Bersani e Casini sostengono in Parlamento la linea iperliberista e fallimentare di Monti & C, di cui hanno approvato tutti i passaggi, inclusi quelli più brutalmente antipopolari. E' Vendola, in questo contesto, l'anomalo, la persona fuori posto; ed è su lui che si sta esercitando una massiccia pressione perché si omologhi, perché il suo sinistrismo sia in tutto e per tutto compatibile col pensiero unico del "finanzcapitalismo". Molti corvacci oggi fanno festa: "ve l'avevo detto, è un venduto, un traditore, eccetera". La verità è che l'incapacità di Vendola di capire la fase, di attrezzarsi ne ha distrutto la leadership e la capacità d'attrazione: adesso fa fatica perfino a tenere i suoi e sembra votato alla subalternità e alla sconfitta. E' un altro Cofferati che cammina con gli occhi bassi.
Resta in piedi l'intuizione della sinistra larga e aperta che superi le identità novecentesche, ma resti sinistra, del lavoro, dell'ambiente, dell'uguaglianza, del socialismo e del comunismo e si opponga a capitalismo, sessismo, imperialismo, che superi e spezzi gli apparati dei partitini e la separazione della politica. Forse Vendola può ancora salvarsi l'anima, ma il progetto che aveva incardinato nella politica italiana, è fallito anche per la sua inadeguatezza, il suo attendismo e tatticismo. E' bene che i cari compagni che l'accompagnavano ne prendano atto e accettino percorsi che saranno inevitabilmente più aspri e tortuosi. Abbandoniamo le illusioni, prepariamoci alla lotta.

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