21.8.12

Il "Leonardo" di Papini e Prezzolini. L’aurora dell’intellettuale (Andrea Cortellessa)

Il giudizio che segue, di Andrea Cortellessa, è la chiusa di una recensione alla ristampa anastatica del “Leonardo”, la prima delle celebri “riviste fiorentine” animata da Giovanni Papini e Giuseppe Prezzolini, pubblicata su “alias”, il magazine culturale de “il manifesto”, il 22 novembre 2003. (S.L.L.)
“…il tratto più moderno dell'avanguardismo fiorentino - con tutta la sua catastrofica ambivalenza - è proprio (in senso lato) politico. Se «Leonardo» segna una soluzione di continuità con le riviste più recenti (dalle romane «Cronaca bizantina» e «Il convito» alla fiorentina «Il Marzocco»), è per il deciso rifiuto dell'autonomia dell'estetica («il nostro periodico [...] non sarà un orto chiuso ove un cenacoletto di letteratoidi vada cantando sue salmodie innanzi agli idoletti ortodossi e lanci saettuzze [...] verso gli orticelli de' nemici») in favore dell'eteronomia dell'arte.
«Leonardo» vuole fortemente improntarsi alla «volontà d'azione»: ed è proprio per questo che sceglie d'intitolarsi al genio rinascimentale (icona per verità, fra Pater e Meretzkovskij, marcatamente «decadente»), emblema di universalità ma, soprattutto, di altissimo dilettantismo. Cioè di disponibilità dell'ingegno (appunto), di là da ogni steccato disciplinare. Siamo alle radici di quello che Fortini definirà il critico (il diverso da tutti gli specialisti); e che oggi - con termine screditato ma non sostituito - definiamo l'intellettuale. Sempre in quel 1902, infatti, è proprio questa la parola che fa una sua, se non prima, certo aurorale comparsa: «noi siamo e ci proclamiamo intellettuali». Nasceva davvero, così, quanto meno fra noi - tra le mille contraddizioni di quei ventenni un po' involuti e molto tromboni -, la modernità. Cioè appunto l'esperienza piena, non aggirabile, della contraddittorietà”.

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