30.8.12

In treno (di Achille Giovanni Cagna)

La stazione di Vercelli nell'Ottocento
Il commesso viaggiatore ad un sobbalzo del vagone li svegliò; apri gli occhi assonnati, si sbottonò il panciotto, ponzando la turgida imbottitura del ventre sotto la camicia levigata, e si rimise a soffiare e dormire.
Il vecchietto dall'altro lato si tamburellava le ginocchia con le dita per far correre più presto il convoglio, e guardando in faccia a Gaudenzio per un po', gli chiese:
— C'è colera da queste parti?
De queste parti, so no, — rispose Gaudenzio, - ma nel mio territorio non c'è niente.
— Di qual paese, se è lecito?
— Sanazzaro Lomellina.
— Oh! paese di risaja? Ci saranno molte febbri malariche?
— Niente febbri.
— La risaja infetta le acque.
Sì, quel l’è vera, - rispose Gaudenzio sorridendo, - ma noi bevem el vino.
Il treno sostò a Borgomanero.

Da Alpinisti ciabattoni, Einaudi 1972 (Prima edizione 1888)

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