27.10.12

Fine Settecento. La Rivoluzione a Perugia. Un libro di Alberto Stramaccioni.

Riprendo qui la scheda da me redatta e pubblicata da "micropolis" del 27 settembre 2012 su un volume ricco e bello di Alberto Stramaccioni, dedicato alla stagione rivoluzionaria di fine Settecento. Una attenzione particolare è rivolta a Perugia, sullo sfondo dei grandi sommovimenti europei e italiani. (S.L.L.) 
Alberto Stramaccioni, La Rivoluzione francese e le Repubbliche d’Italia 1789-1799. Lo Stato della Chiesa, Perugia e i giacobini 1798-1799, Crace, Narni, 2011

Alberto Stramaccioni, già segretario regionale del Pds – Ds e deputato dal 2001 al 2008, non ha mai abbandonato del tutto la passione per la storia, per cui oggi, liberato dagli impegni della politica politicante, può condurre a termine e pubblicare studi che lo hanno impegnato per anni, come questo, assai corposo, il cui primo nucleo risale ai primi anni 90 del secolo scorso. Stramaccioni si rivela fedele anche a una scelta tematica e metodologica che lo accompagna fin dal suo Il Sessantotto e la Sinistra (1988): studiare nella loro complessità, anche contraddittoria, processi di livello internazionale e verificarne l’impatto su realtà territoriali specifiche, come l’Umbria. In questo approccio vige il “primato della politica”, momento alto, ma non separato dalle vicende economiche, dalla ricerca intellettuale e scientifica, dall’evoluzione del diritto, del costume e delle mentalità.
Qui il fatto epocale e periodizzante è la Rivoluzione francese, uno dei nodi centrali della storia moderna europea, su cui tutta la cultura continentale (non solo storiografica) torna periodicamente ad interrogarsi con posizioni assai variegate. L’attenzione poi passa al cosiddetto triennio rivoluzionario italiano (1796-99), con i suoi movimenti intellettuali e politici, con le sue Repubbliche e Costituzioni. Infine, con grande ampiezza, si affronta da molti punti di vista, la vicenda della Repubblica romana e quella specifica di Perugia e del suo Dipartimento Trasimeno.
Il principio a cui, senza proclamarlo, Stramaccioni sembra attenersi è quello dell’isomorfismo. Benché esportata con la forza degli eserciti napoleonici, la Rivoluzione mette in movimento forze indigene, intellettuali, politiche e sociali, che tendono ad assumere come modello la vicenda francese e, dentro di esso, l’esperienza giacobina, peraltro già dispersa e archiviata nella Francia del Direttorio. Dei giacobini si riprendono pertanto forme organizzative (i club o Società repubblicane), temi di pubblico dibattito, feste e cerimonie, modalità comunicative.
La parte francese e italiana è utile sintesi di ricerche recenti, anche se soffre nell’interpretazione di qualche eccesso di prudenza; la parte romana e perugina è sicuramente più varia, ricca di novità derivate da una documentazione mai indagata, piena di eventi, figure e sorprese, ed è anche la più originale sotto il profilo analitico e critico. Il tutto è corredato da Appendici cronologiche, biografiche e documentarie: un vero repertorio per la consultazione (peccato per qualche refuso). Nella parte documentaria si rintraccia tra memorie, saggi e proclami, il curioso “catechismo” repubblicano di uno degli esponenti del giacobinismo perugino più odiati dalla reazione clericale e aristocratica, l’avvocato Agretti, il quale, traducendo un analogo “catechismo” francese, per renderlo più accettabile, modera il principio dell’eguaglianza giuridica nell’esecuzione penale secondo una logica censitaria: considera giusto che per una colpa ugualmente grave a tutti sia assegnato lo stesso periodo di detenzione, ma trova ingiusto condannare il ricco al carcere duro, facendogli soffrire la fame e il freddo, cui a differenza del povero non è assuefatto.
La conclusione di Stramaccioni è che, se nell’esperienza del 96-99 non mancarono “ritrattazioni, estremismi, opportunismi ed errori”, essa fece comunque uscire Perugia da un isolamento provinciale e fu un riferimento per il movimento risorgimentale. E’ un giudizio che rammenta quello sul Sessantotto umbro, giudicato non privo di ombre e tuttavia in grado di aprire la regione al mondo e preparare nuovi gruppi dirigenti della sinistra.

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