Giorgio La Pira |
...mi affiora il ricordo della sola volta che ho visto e ascoltato Giorgio La Pira. a Messina, alla grande mostra di Antonello, trentatré anni fa.
Non a me, ai suoi vecchi amici Vann'Antò e Pugliatti, ai quali mi accompagnavo, La Pira raccontava del consiglio comunale di Firenze, del Parlamento, di quel che voleva, di quel che a volte riusciva ad ottenere. L'accordo. "Si dev'essere d'accordo" ripeteva. Tutti d'accordo.
Non a me, ai suoi vecchi amici Vann'Antò e Pugliatti, ai quali mi accompagnavo, La Pira raccontava del consiglio comunale di Firenze, del Parlamento, di quel che voleva, di quel che a volte riusciva ad ottenere. L'accordo. "Si dev'essere d'accordo" ripeteva. Tutti d'accordo.
Antonello da Messina, Ritratto, Cefalù |
Muoveva le piccole mani come a modellarlo materialmente, l'accordo: docile e dolcissimo impasto. Ne avevo quasi un senso di vertigine: e me ne ritraevo, come da una finestra aperta sul vuoto, guardando i quadri di Antonello, che non mi pareva d'accordo. Luminosi e freddi come diamanti tutti; e quei ritratti che sogguardavano di scetticismo, d'ronia...
La pubblicazione di questo estratto da "1912 + 1" di L. Sciascia, se collegata al contesto da cui è ricavato, contiene un chiaro riferimento a quella politica del compromesso, qui chiamato "accordo", che Sciascia ha sempre, anche con acuto sprezzo, osteggiata. Mi permetto di scrivere ciò soltanto con lo scopo di fugare ogni dubbio sul pensiero del grande scrittore di Racalmuto.
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