17.10.12

Lettere dal carcere. Pio La Torre alla moglie Giuseppina Zacco (novembre 1950)

Il 10 marzo 1950 Pio La Torre fu arrestato a Bisacquino durante una occupazione delle terre e fu incarcerato in attesa di giudizio per adunata sediziosa, resistenza e oltraggio. Il processo, svoltosi più di un anno dopo, si concluse con il riconoscimento da parte del Tribunale dei malmenamenti della polizia e l’assoluzione non solo del giovane dirigente sindacale, ma di tutti i contadini arrestati. La Torre, tuttavia, era rimasto in carcere fino all’agosto del 1951, 15 mesi.
Furono mesi difficili e importanti per il militante comunista, sia sul versante personale che su quello politico. Sul piano personale pesarono molto la morte della madre e la nascita, a novembre, del figlio Filippo. Sul piano politico ad alcuni parziali successi del movimento contadino, che strappava qualche risultato legislativo sia nel Parlamento nazionale che all’Assemblea regionale corrispondevano nel Pci tensioni interne. Nel novembre 1950 ebbe luogo una sorta di processo contro Pancrazio De Pasquale, segretario della Federazione Pci del capoluogo siciliano, ritenuto colpevole di aver scavalcato la direzione di Li Causi, di eccessi di protagonismo, di sottovalutare l’Autonomia siciliana, di “movimentismo”. De Pasquale, dirigente brillante e coraggioso, fu costretto all’autocritica e trasferito a Genova. La Torre era tra i giovani più vicini a De Pasquale, con il quale condivideva l’idea, comune anche a Panzieri (segretario in pectore del Psi siciliano), della centralità del movimento contadino, protagonista di una autentica rivoluzione democratica; non gli venne tuttavia rivolto alcun addebito, per la sua condizione di carcerato e anche per la grande stima che nutriva verso di lui il nuovo segretario della Federazione di Palermo, Paolo Bufalini.
La lettera alla moglie Giuseppina Zacco qui riportata fu scritta immediatamente dopo la nascita del figlio Filippo, ai primi di novembre, quasi contemporaneamente all’approvazione nell’Assemblea regionale siciliana di norme di riforma agraria che accoglievano alcune rivendicazione contadine. La Torre, comunista di testa e di cuore, vede tra i due eventi, il pubblico e il privato, una sorta di legame. (S.L.L.)
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Il testo, come la foto che lo correda, è tratto dal bel volume Pio La Torre (Flaccovio, 2012), di Vito Lo Monaco e Vincenzo Vasile, cui rimando per altre notizie. 
Il Siciliano Nuovo - Settimanale Comunista - Anno I, 10, aprile 1950

È stata una lotta magnifica che tu hai affrontato tanto serenamente ed ora il nostro bimbo è una realtà viva e palpitante. Tutta la realtà nel suo sviluppo è una lotta continua di cui il protagonista in funzione attiva è ciò che nasce e che si vuole affermare. Lungo e doloroso è stato il parto attraverso cui nostro figlio è venuto alla luce.
Nella stessa notte del 9 novembre all'Assemblea Regionale Siciliana si svolgeva una battaglia pure lunga e penosa a conclusione della quale veniva partorito un articolo importante della legge per la riforma agraria della Sicilia. Può essere simbolica l'eventuale coincidenza di un fatto che di per sé è tanto importante ma, a parte l'eventuale coincidenza, una cosa è chiara: nostro figlio è frutto di volontà, gioia, energia e di sacrifici. Egli è una forza nuova che si afferma, così, attraverso una lunga lotta dei contadini siciliani che incominciano a conquistare, palmo a palmo, la terra da lavorare.
Noi, con i nostri ideali, siamo protagonisti di ambedue gli eventi. È proprio perché siamo protagonisti anche del nostro evento, la lotta dei contadini, di tutto il popolo per la terra e la libertà, che la nascita di nostro figlio è considerata dal nostro partito e dai nostri compagni più cari un grande evento. Noi dobbiamo essere orgogliosi di ciò. Qualche giorno prima che Filippo vedesse la luce tu mi scrivevi che la sua venuta avrebbe rappresentato un nuovo poderoso elemento di forza e di resistenza per noi. Siamo in tre a lottare, nostro figlio sta a dirci che nonostante tutto si va avanti. Ciò che deve nascere, viene alla luce e ciò che deve affermarsi finisce col vincere. Con questa certezza, in ogni momento potremo vincere ogni debolezza ed ogni eventuale smarrimento. Quando ti sentirai sola, potrai abbracciare il nostro bimbo.
Quando mi sentirò preso dallo sconforto penserò più intensamente a te ed al nostro piccolo tesoro, e mi convincerò che la vita prevale sulla morte, e ciò che è nuovo distrugge ciò che è già invecchiato, e che alla fine nella storia prevale la verità.

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