30.10.12

Sul femminicidio. Wilma (di Valeria Viganò)

Questo frammento, della scrittrice Valeria Viganò, l'ho trovato nel blog di Loredana Lipperini. Corto e sugoso.( http://loredanalipperini.blog.kataweb.it/ ). 
Valeria Viganò
Ormai la cosa in Italia è così: la frustrazione, il fallimento, la rabbia, l’incapacità, la debolezza, la mancanza di responsabilità, la violenza, il dominio, la delusione, l’egocentrismo, la gelosia, la povertà d’animo. Non metto nell’elenco la disperazione e il dolore perché sono sentimenti troppo alti per quei vili che sterminano moglie e figli e poi, se va bene, si uccidono. Mariti, amanti, fidanzati, compagni, ex tutti sul vascello alla deriva, sbatacchiato dalle onde della dignità, dell’autonomia, della parità femminile. Loro uccidono una donna ogni due giorni, le massacrano con pistole, coltelli, botte, martelli. Sono costretta agli elenchi dalla diffusione dell’atrocità. Wilma dammi la clava che ti spezzo il collo, a te e ai figli che hai partorito. Ti perforo il cuore che non batte più per me, distruggo il sogno infranto. Dammi la clava e ammazzo anche i tuoi figli, che non sono più nostri. Dammi la clava perché ho perso le parole per strada, e se non ci riesco a guardarti negli occhi, te lo meriti Wilma, tu che sei capace di stare da sola e io no, che ami i figli oltre te stessa e io no, che ami la vita interamente, nel bene e nel male, ma io no. Tu sei più brava, più profonda, prendi la nostra macchina dalle ruote di pietra e te ne vai. Wilma tu non dipendi più da me e io che faccio? Cosa mi resta se non spaccarti le costole, le gambe, la testa in due? Wilma tu non puoi lasciarmi, non puoi ribellarti. Una volta, bei tempi, tu facevi quello che ti dicevo, non c’erano discussioni, tu obbedivi. E se ti volevo, ti prendevo. Wilmaaaaaaaa dammiiiiiiiii la clavaaaaa, sono mesi che ci penso, ma adesso basta. Adesso voglio il tuo terrore, le tue lacrime colpevoli, le tue scuse in ginocchio, le tue suppliche. Questa è la mia apoteosi, Wilma, capisci? Decido io della tua vita e della mia. Tu che non hai taciuto, acconsentito, chinato il capo, perché l’hai fatto amore mio?

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