11.10.12

Templari. Monaci cavalieri dal Tempio al rogo (di Giuseppina Ciuffreda)

Corre l'anno 1118, nove cavalieri guidati da Ugo de Payens si presentano a re Baldovino II in Gerusalemme; sono «poveri soldati di Cristo» disposti a garantire la protezione dei pellegrini sulla strada che da Giaffa porta al Santo sepolcro, riconquistato circa cento anni prima da Goffredo di Buglione. Il re accetta e dà loro una parte del suo palazzo posto sul luogo ove sorgeva il Tempio di Salomone. I nove pronunciano i voti di ubbidienza, castità e povertà perpetua davanti al patriarca di Gerusalemme e prendono il nome di Cavalieri del Tempio. Dieci anni dopo, con il concilio di Troyes, la nuova regola viene approvata dalla chiesa e nel 1144 Eugenio III concede ai cavalieri Templari di fregiare con la croce rossa patriarcale il loro mantello bianco, una croce cucita sulla sinistra un po' al di sotto del cuore.
Nel 1139 Intanto l'ordine aveva ottenuto da Innocenzo II una bolla che lo rendeva completamente indipendente. In poco meno di un secolo l'ordine diventa ricchissimo. Ha forze in Palestina e in Europa, vassalli, navi mercantili e da guerra, viveri in abbondanza nelle innumerevoli Case templari, allevamenti di cavalli. Il tutto amministrato in modo rigoroso e documentato.
Sono tre gli uomini che danno vita al progetto templare: un soldato, Ugo de Payens - Pagani per altri, nato in Italia – uno dei grandi di Francia, Ugo di Champagne, e un santo, Bernardo di Chiaravalle.
Tre gli animatori, nove le missioni in terra santa, quindicimila nel 1314, quando Filippo il Bello segna la fine dell'ordine accendendo i roghi a Parigi, in cui bruciano il Gran Maestro Giacomo di Molay e Goffredo di Charnay, due anni dopo l'emissione della bolla «Vox Clamantis» con cui Clemente V scioglie l'ordine.
Ugo Pagani è andato in Terra santa con la crociata del 1099, la prima, e lì rimane. Ugo di Champagne arriva a Gerusalemme verso il 1104; torna in patria nel 1108, riparte nel 1114 per ritornare nel 1115. Appena a casa offre all'ordine dei cistercensi una zona nella foresta di Bar-Sur-Aube, detta anche la valle dell'Assenzio, dove, accompagnato da dodici monaci, si insedia Bernardo, taumaturgo e devoto di una Madonna nera, fondandovi l'abazia di Clairvaux.
Ugo di Champagne salpa di nuovo per Gerusalemme nel 1125 dove va a raggiungere i nove nel Tempio. Tre anni dopo tornano in cinque a Clairvaux. Bernardo prepara la regola, approvata a Troyes, Ugo Pagani inizia una serie di viaggi per l'Europa, prima tappa l'Inghilterra. Nel 1145 aderiscono alla seconda crociata; un'adesione tiepidina Per iniziare la predicazione Bernardo vuole un ordine apposito del papa.
Se la storia più nota dei Templari è legata alle vicende del regno Gerusalemme e alla difesa del santo Sepolcro, l'attenzione dell’Ordine è decisamente rivolta ad occidente dove inizia il suo lavoro su larga scala
E’ lo storico Charpentier ad asserire che Bernardo la seconda crociata non la voleva proprio fare. La prima, lanciata in modo da fare invidia ai migliori tecnici pubblicitari, aveva assolto i suoi scopi: dare un obiettivo, pubblicizzare l'ordine, formare guerrieri capaci e disciplinati, ma soprattutto, portarsi via l'Arca dell'alleanza. Predatori dell'arca perduta qualche secolo prima degli eroi di Spilberg, i cavalieri del Tempio avrebbero individuato il luogo ove Salomone depose la favolosa arca di legno d'acacia, rivestita puro costruita da Mosé secondo lr  indicazioni  dell'Eterno. Una tesi suggestiva adatta allo straordinario progetto che i templari cercarono di attuare: ritrovata l’Arca e l’antica sapienza contenuta, sviluppare la civiltà occidentale e costruire il Tempio. Questi i punti cardine dell'azione dello strano ordine di monaci guerrieri, «feroci come il leone in guerra, dolci come l'agnello nelle loro case». Cosi li descrive Michelet.
I rudi e soavi cavalieri dal cranio rasato con barba e baffi fluenti costruirono case, commende, capitanerie.
La casa o capitaneria è essenzialmente un'impresa agricola dove lavorano cavalieri, aiutanti operai, lavoratori a cottimo, confratelli, associati, «donati» — i contadini e gli artigiani che si «donano» all'ordine per sfuggire la precettazione, le imposte e le vessazioni del feudatari —.
Ognuno ottiene secondo il suo bisogno, il resto viene dato in elemosina e venduto all'ammasso. Per duecento anni grazie al lavoro oculato delle capitanerie non ci sono carestie nelle zone dove operano i templari.
I monaci soldati alternano gli esercizi religiosi agli obblighi militari e in ogni circostanza agiscono collettivamente. Dividere e non possedere personalmente sono regole ferree. Lo stemma dell'ordine è un cavallo montato da due cavalieri e una scodella è sufficiente per il pranzo di due.
Dopo la seconda crociata sul Templari piovono donazioni, castelli, feudi, casali, case, chiese, terre. Sono obbligati alla povertà personale ma Bernardo ha ben chiaro che l'ordine, se vuole assolvere i suoi compiti, deve essere ricco. I possedimenti vengono spesso permutati, sembra che i templari tendano ad ottenere determinate zone secondo un disegno a loro noto. Le case si moltiplicano e nuove strade e ponti vengono aperti; non si paga pedaggio. La vendita del raccolto in sovrappiù e le permute fruttano denaro che non viene accumulato, ma dato in prestito senza interesse. La gente cammina abbastanza sicura sulle strade e il denaro comincia a circolare, anch'esso con tranquillità. I templari onesti, laboriosi, coraggiosi godono la fiducia di tutti.
Diventano banchieri e inventano l'assegno. Non si devono più trasportare casse di monete sotto scorta, basta avere un foglietto di carta particolare il cui importo può essere riscosso presso tutte le case templari d'Europa e d'Asia.
Nel 1240 l'ordine è al massimo della sua espansione. Amministra in piena autonomia dieci province, tre in oriente (Gerusalemme, Antiochia e Tripoli) e sette in occidente (in Francia, in Inghilterra, a Poitou, in Portogallo, in Ungheria, in Puglia)
Solo in Francia possiede duemila commende ciascuna estesa mille ettari, tutte terre coltivate e fruttifere – due milioni di ettari che sfuggivano a tasse e decime – case e quartieri nelle città, a Parigi il Marais. Novemila case complessivamente…
Nel 1240 dunque molti degli obiettivi che hanno spinto i tre a fondare l’ordine sono a buon punto. L’ordine, ricchissimo, trasmette cultura, una cultura in cui confluiscono, sempre secondo Charpentier, le tradizioni ebraica, greca e celtica. Una linfa nuova scorre per l'Europa dove in due secoli vengono eretti i monumenti più spettacolari: le cattedrali gotiche.
Sono i Templari a finanziare la loro costruzione, ad istruire gli architetti, ad utilizzare gli artigiani promuovendo per anni il lavoro manuale nelle loro commende. Un lavoro da iniziati, le cattedrali. Progettate e costruite secondo criteri non ancora completamente spiegati che provenivano direttamente da Euclide e Pitagora. La costruzione comincia dopo il ritorno dei cinque. Cosa hanno trovato nell'arca perduta?
Corre l'anno 1307, Filippo il Bello è inquieto per l’organizzazione militare e amministrativa dell’ordine e ha molto bisogno di soldi. Decide di portare nel “tempio” le cupide vele (Dante, Purgatorio, XX).
Il 13 ottobre i Templari vengono arrestati, accusati di eresia, torturati. Conduce l'affare Gugliemo di Francia, Grande Inquisitore e confessore del re, domenicano. 54 templari vengono bruciati, Clemente V, Bertrand de Got, scioglie l’ordine. Il Gran maestro Giacomo di Molay confessa sotto tortura e poi ritratta. Viene bruciato. I quindicimila cavalieri non reagiscono. Eppure sono ricchi, armati, potenti. Si disperdono, formano altri ordini, spariscono. Qualcuno di loro in Spagna fonda l'ordine di Calatrava. Circa duecento anni più tardi Cristoforo Colombo consulta le loro carte prima di partire per il viaggio che lo avrebbe condotto in America, una via che i templari, partendo dalla Rochelle — la roccaforte dove confluivano tutte le strade costruite da loro in Francia, avrebbero percorso continuamente con la loro potente flotta, per procurarsi argento.

"il manifesto", 24 luglio 1982

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