6.11.12

Un poeta libico nel carcere di Favignana.

Fino all'ottobre del 1911 lo Stabilimento penale dell’isola di Favignana servì come Casa di Reclusione, poi venne adibito per la detenzione dei condannati libici, che le prigioni d’Africa non riuscivano a contenere.
I primi di loro arrivarono nel novembre del 1911; poi, nel successivo mese di febbraio, ne arrivarono 431. La loro età variava dai 15 ai 70 anni. Secondo una ricerca nell'isola dal 1912 al 1920 furono internati 1757 libici.
Fra di loro il poeta di Misurata, Fadil Hasin ash-Shalmani,  elevava la sua protesta quando, prima di essere ogni giorno avviato ai lavori forzati, veniva esaminato da un "capo cristiano" e trattato come una "pecora nelle mani di un mercante". Condannato a Bengasi da un Tribunale a 25 anni di reclusione per accuse non provate, ne scontò sette a Favignana prima di poter tornare in patria. La sua sofferenza è racchiusa in questa breve poesia:

Siamo in piccole celle, pressati,
senza luce del sole
chiuse le porte di ferro serrate.
E ovunque io guardi, non vedo che italiani.

Fonte: Angelo Del Boca, Italiani brava gente?, Neri Pozza, 2005

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