23.12.12

D'Annunzio. L'orbo veggente della Rinascente (di Giancarlo Fusco)

Un Fusco d’annata. Dal “Giorno”. Quale annata non saprei dire. Nel ritaglio non c’è indicazione, ma deve trattarsi – anno più anno meno – di mezzo secolo fa, quando c’era ancora Lascia o Raddoppia?. (S.L.L.)
D'Annunzio aviatore
Ariel armato, Artiere di tutte le arti, Filibustiere del Quarnaro, Orbo veggente, Vendicatore di Oberdan, Vindice di Lissa, Intrepido condottiero degli Uscocchi, Venturiero senza ventura, Beffatore in terra in cielo e sul mare, Imaginifico, Giustiziere a ferrofreddo, Messaggero di vita e di morte, Artefice insonne, Principe di Montenevoso, Il Comandante tout-court. Ma era sempre lui, Gabriele D'Annunzio. L'insuperabile trasformista, ch'ebbe un nome, arcano, sonoro, abbagliante, per ognuna delle sue tante metamorfosi. Poeta, romanziere, giornalista, drammaturgo, «bianco lanciere di Novara, aviatore, siluratore, legionario, deputato (di sinistra a destra, di destra a sinistra) dittatore, esule, sindacalista e perfino francescano di lusso.
A tempo perso, in margine alle sue fatiche letterarie, militari e politiche, fu anche il primo, pagatissimo market-promoting del nostro paese. Infatti, fra un'ode e una lauda, una favilla e un cartiglio, contribuì alla fortuna di molte imprese industriali e commerciali, battezzando prodotti e Ideando slogan. La penna stilografica Aurora gli deve il suo nome. «A dir le mie virtù basta un sorriso», motto del Gengival, dentifricio della borghesia giolittiana, è farina del suo inesauribile sacco. Fu lui, che suggerì al fratelli Bocconi di chiamare La Rinascente i loro grandi magazzini, ricostruiti, accanto al Duomo di Milano, dopo un disastroso incendio. Ebbe un estro particolarmente felice nel battezzare i liquori: Aurum, Prunella, Cerasella, San Silvestro. Quando poteva, associava il prodotto a una raffinatezza culturale. Allorché le distillerie Luxardo, di Zara, gli chiesero di trovare un nome suggestivo per il loro cherry-brandy, si ricordò che la Dalmazia, cinque o sei secoli dopo Cristo, era abitata dal Morlacchi. E sulle mensole del bar fecero la loro apparizione, di un bel rosso rubino, le bottiglie di Sangue Morlacco. Quindi, oltre a tutto quello che riuscì a essere, come «vate, soldato e grande amatore» (pappone, all'occorrenza) D'Annunzio fu anche un Inimitabile creatore di marchi di fabbrica ed etichette.
Dopo un buon trentennio di quarantena, Gabriele sta avendo il suo revival. E perfino alcuni autorevoli esponenti di quella intellighentia che, nell'immediato dopoguerra, lo mise praticamente al bando, come «demiurgo- culturale del fascismo, lo stanno rivisitando. E potremmo, perciò, ritrovarci fra i coglioni il dannunzianesimo. Con tutto il suo bricche-bracche di estetismi, spiritismi, misticismi, vaniloqui celebrativi, belle morti, olocausti e analoghe belinate. E questo proprio nel momento in cui gli italiani debbono, più che mai, tenere i piedi per terra. Speriamo che il nostro sia un timore infondato. Ma, intanto, la signora Maria Danese, che partecipa a Lascia o raddoppia? rispondendo sulla vita e le opere di D'Annunzio, sostiene d'essere veggente e «medium». Maledizione!

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