Io mi levo ogni dì verso le sei
E divoro una cantica di Dante,
E più lo studio, e più mi par gigante,
E più lo leggo, e più lo leggerei.
Poi scrivo (non lo dico altro che a lei)
Qualcosa per la Giovine elegante;
Poi vo a sentire il professor Cascante
E a girellare un po' per i musei.
Verso le sette torno a casa a pranzo,
Apro un giornale, butto giù un sonetto,
Sfoglio l’Antologia, leggo un romanzo;
E vo' innanzi così sino a dieci ore,
E poi mi porto quasi sempre a letto
Qualche poeta o qualche prosatore.
Passo interi giorni a non far niente
RispondiEliminaGuardo la perfezione di un chiodo alla parete
Un quadro appeso e la cornice
O il lampadario che dal soffitto scende
E penso
- Quanto è grandiosa l’inerzia che dall’oggetto passa alla mia mente! –
Tutto ciò che è senz’anima mi attende
Il lampadario (come un’idea spenta) pende
Vado allora, accendo e si trasforma l’ambiente
C’è una bimba che mi guarda sorridente
Era la sua foto e aveva pochi anni
Forse un carnevale, dietro c’è la banda
Ma tutta quella gioia non si sente
Torno a spegnere la luce, come il soffio una candela
Anche il pensiero si ritira come la risacca e la sua scìa
Raccolgo le conchiglie in un bicchiere
Mi siedo alla mia tavola e mi invito
Poi metterò i pensieri al quadernetto
E porterò le ossa dentro al letto
Stefania