4.1.13

Assisi. Monsignor Goretti e i frati del Sacro Convento (S.L.L.)

Sergio Goretti
E’ morto qualche mese fa (il 22 giugno 2012) ad Assisi Sergio Goretti che fu dal 1980 al 2005 vescovo della diocesi di Assisi, Nocera Umbra e Gualdo Tadino.
I necrologi dei giornali umbri lo hanno proclamato “vescovo del popolo”, ricordando in particolare il suo impegno accanto alle vittime del terremoto e le visite di papa Wojtila. A me è accaduto, qualche anno fa, di raccontare dal mio punto di vista, dichiaratamente laicista, la conclusione dello scontro che lo oppose al Sacro Convento di Assisi, cioè ai francescani che custodiscono la Basilica del santo (Sette giorni ad Assisi, in “micropolis”, novembre 2005).
I frati fino ad allora avevano goduto di un’ampia autonomia religiosa ed amministrativa: non dipendevano dal locale vescovo, ma direttamente dal Vaticano, da un cardinale che generalmente ne assecondava i desideri. Di questa autonomia i frati avevano approfittato per occupare un ruolo importante nella cosiddetta “Tavola della Pace”, il che dava loro una patente di pacifismo radicale. Pur tuttavia negli ultimi anni si erano contraddistinti, anche politicamente, per uno spirito “bipartisan”. I francescani di Assisi rimanevano, certo, tra i promotori di quella Marcia che Berlusconi bollava come unilaterale, specie quando il suo governo inviava truppe in Afghanistan e in Iraq, ma periodicamente ospitavano – dando alla cosa pubblicità – il ministro ultraberlusconiano Bondi oppure organizzavano convegni su sorella Terra con pseudoambientalisti filogovernativi.
Ed erano stati anche tra i beneficiari di una operazione speculativa, quella della Mattonata, la stradina in mattoni che collega alcuni siti della leggenda francescana. Con i proventi dei mattoni acquistati e firmati dai sottoscrittori si sarebbe ripagata quattro o cinque volte la costruzione, ma la società affidataria tra sponsorizzazioni, pubblicità, spese organizzative, provvigioni nella “vendita” dei mattoni si mangiò tutto, con la complicità del Comune governato dalla destra e qualche vantaggio per i frati del Sacro Convento usati come testimonial.
Goretti non era un chiuso tradizionalista, ma un vescovo dialogante con la società, seppure con prudenza: ricordo un suo intervento molto comprensivo con l’Islam e solidale col popolo palestinese alla presentazione del Diario segreto di Nemer Hammad, curato da Alberto La Volpe. Tuttavia ad Assisi si era assunto il compito di mettere in riga sia i francescani che la “cittadella” della Pro civitate Christiana. Goretti si convinse che le aperture al dissenso della Cittadella (alla Teologia della Liberazione, per esempio) fossero – tutto sommato – tollerabili, mentre lo scontro con i frati della Basilica fu più duro: arrivò a critiche esplicite sul giro di denari che si muoveva intorno al santo “poverello”. Rilasciò un paio di interviste e sembrava che alludesse proprio ai frati.
La vicenda ebbe una conclusione molto “cattolica”. Al termine della assemblea annuale della conferenza episcopale italiana, tenuta proprio ad Assisi nel novembre 2005, fu comunicato che i francescani tornavano sotto la giurisdizione della diocesi di Assisi e del suo vescovo, ma nello stesso momento Goretti veniva esonerato per raggiunti limiti d’età e sostituito da Sorrentino. Goretti, in verità, già da qualche tempo aveva raggiunto i limiti d’età e manteneva il governo della diocesi in regime di prorogatio, ma - secondo il canone e l’uso – avrebbe potuto restare in cattedra ad Assisi ancora per un anno e più.
Questa – più o meno – la storia che, con più dettagli di adesso, allora mi toccò di raccontare. Qualche settimana fa un amico cattolico che frequentava con reverenza e affetto il vescovo Goretti, mi ha detto di una sua memorabile uscita di quegli anni. Gli scappò detto “Quei francescani sono delle puttane”, con un linguaggio assai lontano dalle sue abitudini. Gli astanti lo guardavano con stupore. Goretti allora chiese: “Avete compreso quel che intendo dire?”. Uno rispose: “Sì, vuol dire che vanno con tutti”. “Non con tutti – replicò il vescovo - solo con quelli che pagano”.

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