2.1.13

Cambiare si può. Appello ad Ingroia (S.L.L.)

Sono un potenziale elettore della lista promossa dal magistrato Ingroia di cui ammiro il coraggio e il rigore.
Non mi spiace affatto l’idea di una opposizione plurale che contenga in sé la lotta dei lavoratori per diritti e redditi, la difesa dello stato sociale e dell’ambiente, la coerenza nella lotta alle mafie, la resistenza e la controffensiva nei confronti di un capitalismo finanziario mondializzato mafioso nei metodi, contiguo e consustanziale alle mafie. Mi è però molto dispiaciuta la personalizzazione leaderistica degli ultimi giorni.
La legge elettorale vigente (il cosiddetto porcellum) prevede che le liste o le coalizioni di liste che si presentano al giudizio degli elettori abbiano un programma di governo? Lo si rediga e lo si diffonda, sobrio e misurato. La legge prevede che esse liste e/o coalizioni si diano un leader che le coordina, che garantisce sulle persone che le compongono e sull’attuazione dei programmi? Ingroia va benissimo per quel ruolo. E’ tuttavia giunto il tempo di mettere fine alle manomissioni della Costituzione ed agli eccessi leaderistici e carismatici. Ad oggi l’Italia è e resta una repubblica parlamentare: non è prevista alcuna elezione diretta del primo ministro o del presidente del Consiglio dei ministri. L’indicazione che partiti e liste possono dare (o non dare) sul capo di governo che proporranno ad elezioni vinte non significa che ci sia un “candidato premier”: ci si candida a deputato o a senatore; il cosiddetto “premier” viene scelto dal Presidente della Repubblica e deve poi ottenere la fiducia di entrambi i rami del Parlamento.
Che Ingroia sia indicato come “candidato premier” non mi pare solo manifestazione di sciatteria istituzionale, ma anche di subalternità rispetto al “berlusconismo”, alla sciagurata idea dell’uomo-solo-al-comando. Bisogna mettere fine all’idea di un “capo” che decide in solitudine le cose più importanti, di un “demiurgo” in grado di mettere le cose a posto; e anche alla fiaba dipietrista (e non solo) del “cavaliere senza macchia e senza paura” che combatte contro il malvagio “Cavaliere nero”.
Questa candidatura a premier ricorda peraltro il racconto esopico della rana che si gonfiò fino a scoppiare. Se il leader di una lista che deve ancora guadagnarsi il quorum assume una prosopopea da capo del governo, fa sbellicare dalle risate l’intera popolazione, compresi i suoi potenziali elettori. E’ forse vero che fino a qualche tempo fa la “gente” voleva eleggere il governo e non accettava proposte elettorali che non fossero di governo, ma la crisi ha mutato lo scenario. Esiste nella sinistra diffusa una maggiore consapevolezza che le nostre culture politiche, oggi in netta minoranza per errori anche recenti, non possono mutare di colpo rapporti di forza consolidati; e non mancano (le elezioni siciliane lo hanno dimostrato ampiamente) cospicui gruppi di elettori decisi a esprimere un voto di “opposizione”. Questo paese sopporta già troppo “governo”, internazionale e nazionale, e molti, a sinistra, giustamente auspicano che ci sia “meno governo e più opposizione”: un’opposizione duttile, sociale e politica, capace di giocare sulle contraddizioni degli avversari e strappare risultati utili per il popolo lavoratore, ma opposizione.
Questi erano e restano i miei dubbi. Ieri – per sovrappiù – m’è giunta notizia di una sorta di consultazione attraverso la rete. A maggioranza i sostenitori della lista proposta da Ingroia chiederebbero la presenza tra i candidati da eleggere col “porcellum” dei segretari dei partiti disposti ad appoggiarla, non so bene se solo segretari nazionali o anche regionali. Le liste insomma, oltre a godere della presenza dei tre ex ministri (Di Pietro, Ferrero e Diliberto), pullulerebbero di piccoli e piccolissimi carrieristi allevati in piccoli e piccolissimi apparati. Nelle file di Rifondazione ci sono anche funzionari generosi e sottopagati che hanno scelto quel mestiere per dedizione alla causa e non per velleità elettorali o perché “è sempre meglio che disoccupati”: sono tra i primi a riconoscere che il comunismo non si rifonda in Comune e neppure in Parlamento, ma “in basso a sinistra” e che oggi è necessario puntare su un altro tipo di rappresentanza.
Bersani & Monti intanto ringraziano: anche stavolta potrebbero avere un parlamento senza oppositori di sinistra. Infatti, la proposta di liste assai simili a quelle dell’Arcobaleno del 2008 avrà forse il consenso maggioritario (orientato dalle decine di assessori, consiglieri,  attaché, consulenti e clienti di cui i minipartiti tuttora dispongono) tra gli elettori telematici già decisi a votare la nuova proposta elettorale, ma scoraggerà gli altri potenziali elettori di una lista di cambiamento.
So che personalizzazione e carrierismo sono duri a morire, ma Ingroia farebbe bene a mettersi a capo di una bella lista di sinistra con prestigiosi candidati tutti estranei alle carriere politiche, lavoratori e sindacalisti, tecnici, intellettuali, figure dei movimenti e del volontariato di sinistra, ecc..
Dottor Ingroia, se vuole garantire una forte rappresentanza parlamentare all’antimafia vera e alla sinistra d’opposizione, azzeri ogni velleità di premierato e cancelli l’esito di questo sciagurato consulto telematico. Se ciò non accadesse, in tanti non avremo chi votare e il quorum non si farà.

Salvatore Lo Leggio

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