1.1.13

Carlo De Angelis, socialista e franco narratore (S.L.L. - da "micropolis" dicembre 2012)

Carlo De Angelis
Carlo De Angelis è morto improvvisamente nel maggio scorso, tornando a Perugia da Roma, ove nel suo ruolo di presidente dei revisori dei conti aveva partecipato alla riunione del Consiglio della Federazione italiana del pugilato, lo sport che fu tra le più grandi passioni della sua vita. Pare che la sua frase di commiato fosse: “Sono arrivato tardi e vado via presto”.
Orgogliosamente folignate, viveva a Perugia ormai da diversi decenni. Vi aveva lavorato come funzionario al Provveditorato agli Studi e poi alla Regione e vi aveva praticato un’altra sua passione, il socialismo. Commentando la politica degli ultimi anni soleva dire: “Per ideologia e temperamento sono un socialdemocratico, ma mi trovo costretto a votare Rifondazione con l’impressione che sia un po’ di destra”.
Colto e curioso di molte cose, era affabulatore affascinante e dalla sua felicità di narratore orale era forse derivata la scelta di scrivere e pubblicare “gialli”, racconti brevi su alcuni giornali regionali e poi, dal 2004, volumetti nella misura classica del genere, le cento pagine necessarie a un viaggio in treno da Perugia a Roma. Si definiva un “non scrittore”, giacché non amava le alchimie della scrittura, piuttosto un “franco narratore”, visto che scriveva senz’altra regola che quella di divertirsi. I suoi gialli, pubblicati dalle Edizioni Era Nuova, sono generalmente ambientati nella provincia e nella città di Perugia (così Intrigo a Foligno, La tunisina, Tre pistole tre), in uno (Il torero italiano) c’è una missione in Spagna del suo detective, il commissario Corsi, bravo poliziotto ma senza doti eccezionali, belloccio e ragionatore. La scelta di una scrittura secca e di una narrazione rapida riduce lo spazio per le digressioni, ma la generosità di De Angelis sparge qua e là notizie di cose che sa e ama e trasmette indirettamente una lettura e una interpretazione tutt’altro che banale dello spazio umbro e dei suoi cambiamenti. Ricordano quelli di Sciascia i finali di De Angelis, ove lo scioglimento dell’enigma e la scoperta del colpevole non rappresentano mai tutta la “verità” che resta incerta e inafferrabile.  
Il 17 dicembre, alla sala della Partecipazione di Palazzo Cesaroni, si è parlato dei suoi libri e della sua persona, del suo civismo malamente celato da una maschera di cinismo, del fascino dei racconti orali e scritti, del suo socialismo umanitario, insieme aperto e rigoroso. C’erano a parlare di De Angelis, tra un pubblico molto vario, Franco Bozzi, Ivano Frascarelli, Silvana Sonno, Franco Falcinelli, che è presidente della Federazione Italiana Pugilato, e c’era Valter Corelli a leggere alcuni suoi brani. Si presentavano due suoi libri postumi: un nuovo poliziesco ambientato nel Palazzo della Regione Umbria, il Broletto, luogo simbolo del potere politico a Perugia, e una sorta di spy-story,  che racconta di una banda armata dell’estrema sinistra negli anni di piombo, rappresentata dal punto di vista di coloro che combattevano (e spesso usavano) i “sovversivi”.

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