Una volta Henry Miller mi disse: «Sai, Georges, quando sarò veramente vecchio, mollerò tutto e andrò nel Tibet, a dissolvermi nella luce incredibile di quel Paese». Proprio alcuni mesi dopo, però, era scoppiata la guerra nel Tibet, che era stato parzialmente invaso dalla Cina. Rivedendo Miller gli avevo detto: «Caro Henry, il tuo Tibet è fottuto». «No» mi aveva risposto «il mio Tibet è qui». E con una mano mi aveva indicato il cuore… Sentiva di avere vissuto intensamente, voleva privilegiare soprattutto i sentimenti. Questo per lui era la « pace della vecchiaia ».
In Alla ricerca del genio fallito, Intervista a Georges Belmont a cura di Bruno Crimi, “Panorama”, 23 giugno 1980
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