31.3.13

Un Papa argentino per fermare il progresso democratico dell'America latina? (Agostino Spataro)

Agostino Spataro, mio antico compagno di Fgci, già deputato comunista ed esperto di politica internazionale, ha fatto circolare attraverso la rete e mi ha inviato un paio di settimane fa questo suo articolo chiaro e stringente, datato 15 marzo 2013, sull'elezione a papa di Bergoglio, in cui - senza partiti presi ma con cognizione di causa - esprime dubbi che sono di tutti e invita all'attenzione nei confronti della politica latino-americana del nuovo pontefice. (S.L.L.)

Spero, sinceramente, di sbagliarmi, ma temo che l'elezione a Papa del cardinale argentino Jorge Mario Bergoglio potrebbe essere stata concepita, anche al di là della sua volontà, come nuovo fattore della strategia dei poteri forti internazionali per il "recupero", la "normalizzazione" dell'America del Sud.
Per il superamento di una clamorosa anomalia che vede il mondo in preda alla recessione economica, mentre in quasi tutti i Paesi del Sud - America è in corso una grande mutazione politica che accompagna la crescita economica in favore del progresso dei poveri, dei lavoratori, dei ceti meno abbienti, delle stesse economie nazionali con risultati buoni, talvolta eccellenti.
Ovviamente, non ci nascondiamo che nelle politiche di questi governi vi sono errori, limiti, eccessi. Tuttavia, hanno dimostrato di avere le idee chiare e, con il consenso democratico della gente, hanno varato politica d'inclusione sociale e non di esclusione come accade in Italia, in Europa, negli Usa.
Insomma, in questa fase oscura, solo dall'America del Sud giungono buone notizie, una nuova speranza per i popoli del mondo.  
Dopo il crollo delle dittature militari e fasciste, imposte col "piano Condor" degli Usa, in America meridionale è in atto un grande fervore democratico, culturale, civile: crescono i diritti degli uomini e delle donne (perfino degli omosessuali) e degli "eterni esclusi" ossia delle popolazioni indigene prima sterminate e poi trattate da schiavi; crescono il Pil totale e i redditi individuali, si governa il  debito pubblico e si paga quello con FMI e Banca mondiale.
Due organismi internazionali, che dovrebbero essere al servizio del progresso dei popoli, ma che, per un lungo periodo, hanno sfruttato, affamato i sudamericani, favorendo le dittature per mantenere "l'ordine", il loro ordine, quasi sempre benedetto dalle gerarchie cattoliche.
In Argentina, tale connivenza continuò perfino durante gli anni terribili della dittatura di Videla e soci che provocò il sequestro, la sparizione di circa 30.000 giovani dissidenti politici (fra cui anche qualche prete di base), violentati, torturati e gettati (vivi) dagli aerei in volo.
Il cosiddetto "governo profondo" del mondo occidentale, ossia la "cupola" invisibile (o quasi) dei grandi oligopoli multinazionali e delle grandi banche (in affanno), non può consentire che l'America del Sud, la prima cavia della loro ottusa strategia di  rapina, si possa liberare dall'antico giogo.
Avendo fallito col voto democratico che ha sconfitto i partiti di destra (loro alleati sul territorio), non potendo riproporre la soluzione autoritaria (nuove dittature), temo si saranno orientati a far leva sul diffuso e genuino sentimento religioso cattolico, soprattutto sulla sua gerarchia, per avviare una contrapposizione, anche di tipo ideologico, con i governi democratici e progressisti locali.
In primo luogo con quello argentino di Cristina Fernadez de Kirchner, " colpevole" di avere salvato l'economia e il popolo argentini dal drammatico fallimento provocato dai governi dei dittatori e di Menem e soci, di avere allontanato il FMI dalla realtà argentina.
Il “governo profondo”, forse, spera in una forte contrapposizione tra i governi progressisti e di sinistra e il neo Pontefice per aprire una breccia nella coscienza popolare attraverso cui far passare il disegno neo-egemonico.
E quale chance migliore di quella dell'elezione di un Papa argentino che - si dice- andasse in autobus a trovare i poveri, ma anche i generali golpisti?
Vedremo. Sono convinto che per proseguire nella giusta via del progresso nella democrazia, l’America latina ha bisogno di libertà, di collaborazione e di pace, anche religiosa. 
Spero, sinceramente, che Papa Francesco vorrà smentire, con i fatti, questi ed altri dubbi e timori. Non solo miei.  

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