6.5.13

Il coito perfetto, la vergine e la donna di servizio (di Paolo Mantegazza)

Di Paolo Mantegazza, personalità emblematica dell’Italia borghese post-unitaria, mi è già accaduto di “postare” qualche brano dall’Arte di prendere marito, e  a quel post rimando chi voglia saperne un po’ di più.
Il Mantegazza fu anche autore dei primi libri divulgativi sulla sessualità, che – tradotti – ebbero successo in tutta Europa. Nel 1979 da questi best-seller ottocenteschi e protonovecenteschi fu tratto da Alfredo Zavaroni  e stampato da Mazzotta un Dizionario di sesso, amore e voluttà. Alcune voci furono pubblicate a mo’ di anticipazione da “L’Espresso”, che è la fonte di questo post, anche nell’appendice critico-esplicativa di Giovanni Mariotti. (S.L.L.)
COITO PERFETTO.
L'erezione valida, oltre ad essere una delle migliori condizioni per produrre voluttà nella donna e per ottenerla completamente anche nell'uomo, ha l'altro vantaggio di aumentare la forza di proiezione nello sperma eiaculato il quale, attraversando l'uretra beante, ben distesa e irrorata dall'umore prostatico, è lanciato con molta forza a grandissima distanza.
In un coito tipico e perfetto il seme deve essere lanciato tutto quanto fino all'ultimo milligramma nei genitali femminei e la natura vi riesce con ingegnosissimi artifizi d'idraulica sublime.

DONNA DI SERVIZIO.
Una classe specialissima di donne è quella delle serve, sieno poi cuoche, o cameriere [...].
Se son belle e giovani, ogni maschio di casa, che abbia passati i sedici anni, ha diritto di pizzicarle, di abbracciarle, di sedurle. Sono animali domestici, fatti per servire e all'occorrenza per sfogare la foia dei padroncini o per vellicare le ultime lascivie del padrone.

VERGINE.
Una donna vergine è nostra mille volte più di qualunque altra donna; molto deve amarci, o almeno moltissimo deve desiderare l'amplesso, per scendere dal piedistallo dell'idolo e venire a noi, per discendere l'altare e pestare il suolo volgare della vita terrena. E il mistero dell'ignoto, e il fascino della primizia, e l'essere il primo maestro dell'arte d'amore ci centuplicano le care gioie d'un primo amplesso. Perfino la tremenda trepidazione di trovare il tempio violato ci tien sospesi sopra gli abissi della disperazione e della voluttà, dei quali misuriamo, a brevissimi intervalli, i cupi dolori, le ineffabili delizie.
Paolo Mantegazza
Appendice
Gli orgasmi del "senatore erotico"
di Giovanni Mariotti
II mito della scienza ha reso grandi servigi all'editoria (ancora oggi i titoli accademici sono usati dalle case editrici come garanzia). Inoltre, la scienza "positiva" poteva parlare di tutto: perché non avrebbe dovuto parlare di sesso? Lanciati dall'editore Treves, i libri del "senatore erotico" (la definizione è di Giovanni Papini) conobbero uno straordinario successo. Sotto la maschera del discorso scientifico, Mantegazza intrecciava con il suo pubblico un dialogo pieno di ardite curiosità.
Il sapere sessuologico era stato sino a allora riservato ai preti (il primo grande catalogo di perversioni è la Theologia moralis di sant'Alfonso de' Liguori) e ai libertini; Mantegazza prendeva di petto il lettore medio (va ricordato che la fortuna dei suoi libri non si limitò all'Italia, ma fu un fenomeno europeo). Le signore, gli studenti, la borghesia italiana che aveva appena espugnato Porta Pia leggevano per la prima volta nei suoi libri parole sorprendenti: eiaculazione, clitoride, tribadismo, poligamia, poliandria...
Oh, certo, il professor Mantegazza era assai severo; non approvava che l'unione monogamica; condannava 1' adulterio; metteva in guardia contro la masturbazione e le malattie veneree; bollava con parole di fuoco il comunismo erotico, l'omosessualità e ogni altra perversione. Che importa? Ne parlava; svelava l'esistenza di pratiche che molti non avrebbero mai sospettato possibili; soprattutto (ed era forse la cosa vista con maggior sospetto dalla Chiesa) invitava le donne ad abluzioni assidue delle proprie parti sessuali (abluzioni che rischiavano di stabilire una pericolosa familiarità e un'abitudine alla manipolazione).
Apriamo Mantegazza: «Se le donne sapessero quale cloaca diventa il loro nido d'amore, quando il soverchio pudore ne tien lontana l'acqua, dovrebbero inorridire. Infusori, alghe, funghi si sviluppano a iosa in quei tenebrosi e umidi recessi e basterebbe per tutti citare il Mayer che trovò sei volte un fungo sulla superficie interna delle labbra, delle ninfe, del clitoride, della vagina e anche della porzione vaginale dell'utero». Che strano miscuglio di letteratura galante e rococò («tenebrosi e umidi recessi») e di nuovo linguaggio scientifico. E, come se non bastasse, ecco i lirismi, ecco gli stilnovismi: alla donna «la natura ha assegnato il compito di additarci la meta verso l'alto, all'uomo di accompagnarla e di sorreggerla».
Il critico letterario Luigi Russo scrisse di Mantegazza: «Volgarizzatore brillante e instancabile, a scopo di profilassi, non mancò di volgersi anche al romanzo per esemplificare le sue tesi favorite. Un giorno a Madera è un libro assai rappresentativo di cotesto suo equivoco temperamento galante di scienziato artista... Il Mantegazza sognò la redenzione del genere umano, attraverso i princìpi d'igiene... e volle giocondamente fingersi profeta di questo mondo paradisiaco di là da venire... dando igienici consigli nello stile dei salmi. Tutta la sua opera è l'espressione più compiaciuta, più superficiale e più irritante di quella filosofia borghese, afrodisiaca e materialistica che trionfò dal '700 al '900; e il Mantegazza divulgatore di scienza per il benessere universale ci appare nella figura di apostolo di cotesta nuova religione fisiologica della vita, una specie di prete laico, indulgente confessore di belle e vergognose signore, il quale, se non più alla cura delle anime, provvede meglio all'igiene dei corpi».

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