23.6.13

Come fu che i galli persero il pene ("Le Scienze")

Dal sito di "le Scienze" riprendo questa notizia sulla mancanza di pene nei galli, che immagino origine di ogni loro sofferenza. (S.L.L.)
Pene di pollo in fase embrionale (da Le scienze)
A un certo punto della loro storia filogenetica, gli antichi progenitori degli uccelli hanno perso il pene ed evoluto un sistema riproduttivo diverso. Un nuovo studio apparso sulla rivista “Current biology” a firma di Ana Herrera dell’Università della Florida a Gainesville in collaborazione con i colleghi dell'Università di Reading, nel Regno Unito, ha ora chiarito i meccanismi embrionali e genetici che bloccano lo sviluppo del pene in un clade molto diffuso di uccelli, quello dei galliformi.
La riduzione e successiva perdita del pene da parte degli uccelli è uno dei processi più misteriosi dell'evoluzione, e nessuno dei meccanismi proposti finora si è rivelato convincente. Tutte le specie si riproducono infatti per fecondazione interna, ma solo il 3 per cento di esse possiede un fallo adatto alla penetrazione.
In questo studio, Herrera e colleghi hanno analizzato lo sviluppo genitale embrionale di due cladi di uccelli strettamente imparentati: i galliformi (tra cui i comuni polli e tacchini), la maggior parte dei quali è priva di pene, e gli anseriformi (che comprendono cigni, oche e anatre), che invece hanno un pene ben sviluppato. I dati raccolti sono poi stati confrontati con quelli relativi a un gruppo di uccelli non volatori più lontani evolutivamente, i paleognati - la cui specie più conosciuta è l'emu - anch'essi dotati di pene.
Si è così scoperto che nella prima fase embrionale, nei galliformi lo sviluppo del tubercolo genitale, precursore del pene, in effetti si verifica, ma poi le sue cellule vanno incontro ad apoptosi. A livello genetico, un ruolo fondamentale in questo processo è svolto da un gene specifico, denominato Bmp4: nei galliformi la sua attivazione corrisponde infatti all'interruzione dello sviluppo del pene. Lo stesso gene è invece silenziato  negli anseriformi e negli emu.
La comprensione dei meccanismi embrionali di sviluppo getta luce anche sul processo evolutivo, dal momento che, secondo uno dei cardini della biologia, lo sviluppo ontologico riproduce quello filogenetico.
“La nostra ricerca mostra che la riduzione del pene durante l’evoluzione è avvenuta grazie all’attivazione di un normale meccanismo di morte cellulare programmata nella sua fase di sviluppo”, ha spiegato Herrera. "Il perché di questo processo non è ancora chiaro, ma si può ipotizzare che conferisca un maggiore controllo sulla vita riproduttiva".
Il risultato offre una nuova prospettiva anche su possibili implicazioni per la salute umana. "I genitali sono tra gli organi che si riproducono più velocemente e che sono colpiti da difetti alla nascita quasi più di ogni altro", sottolinea Martin Cohn, ricercatore dell'università di Readings, autore senior dello studio. "Analizzando nel dettaglio le basi molecolari del suo sviluppo embrionale negli uccelli si può arrivare a una migliore comprensione anche delle possibili cause di malformazione nell'uomo".

dal sito di “Le Scienze” (Scientific american) 07 giugno 2013

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