2.6.13

La strana morte del compagno Magri (S.L.L.)

Martedì scorso a Perugia, in un incontro senza giovani, Luciana Castellina e Renato Covino ragionavano del libro sull'altro comunismo di Lucio Magri, che raccoglie una antologia dei suoi scritti politici e una lunga conversazione con Garzia e Crucianelli. Sia Luciana che Renato hanno rigorosamente evitato il tema del suicidio. E invece era proprio da lì che bisognava partire. Quel suicidio è stato un atto politico.
(Stato di fb venerdì 31 maggio)
Luciana Castellina e Lucio Magri
E' una cosa che voglio studiare e verificare, ma la mia impressione è che il suicidio - almeno nelle intenzioni di Magri - non fosse (soltanto) una risposta privata a una vita divenuta per più ragioni insopportabile o la sanzione di una sconfitta personale e politica, ma una forma estrema di protesta pubblica e che contenesse (contenga ancora probabilmente) un messaggio. Credo che oggi, di fronte a suicidi con un alto tasso di politicità, anche dichiarata, quelli paradossalmente interclassisti di operai e piccoli imprenditori vittime della crisi, la strana morte del compagno Magri risulti più comprensibile.
Non guasterebbe, peraltro, andare a rileggere gli intensi dibattiti sul suicidio e sul suo valore etico politico nei primi decenni dell'Ottocento, quando il bonapartismo prima e la restaurazione dopo sembravano aver seppellito la spinta liberatrice della Rivoluzione. In particolare bisognerebbe riprendere in mano le poesie e le riflessioni di Leopardi sul tema: il Bruto minore, l’Ultimo canto di Saffo e il Consalvo; alcune pagine dello Zibaldone, alcuni dei Pensieri; e tutte, dico tutte, le Operette morali perché di quello parlano anche se sembrano parlar d’altro. 
(Successivo commento e poscritto)

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