2.7.13

L'anima laica. "La giornata di uno scrutatore di Italo Calvino" (Lidia De Federicis)

Del raccontare (2005) è un libretto di “saggi affettivi”, che ruotano intorno alla narrazione e rappresentano quasi il testamento di Lidia De Federicis. Tra l’altro vi si ritrova una sorta di profilo che la studiosa torinese tracciò di se stessa, che metteva insieme impegno politico, insegnamento, ricerca letteraria e didattica: «Riassumo in rapido elenco: la passione politica nella sinistra socialista di Riccardo Lombardi; poi una calda attività sindacale nella Cgil e insieme l’attività didattica; e di qui, per passaggi arditi ma comprensibili, nella deriva dei movimenti e delle ideologie, l’approdo al particolare illuminismo del Materiale e l’immaginario con Remo Ceserani. [...] Il materiale e l’immaginario è nato nella scuola; e me ne ha portato lontano, perché ha richiesto un’immersione totale, un impegno lungo, migliaia di pagine lette e scritte. Dalla scuola però sono uscita solo partecipando alla fondazione dell’“Indice”, la rivista a cui lavoro da una ventina d’anni».
Tra i “saggi affettivi” della De Federicis si ritrova anche una lettura della Giornata di uno scrutatore di Italo Calvino di cui è colto con grande efficacia argomentativa uno dei temi centrali (S.L.L.)
 


Vengo a un testo esemplare della laicità, che ci è stato consegnato dal novecento: La giornata  d’uno scrutatore di Italo Calvino. Il protagonista Amerigo Ormea nel giugno1953 si avvia a un seggio dove il partito l’ha designato a fare lo scrutatore, al Cottolengo, in un momento in cui era importante sventare quella si chiamava la “legge truffa”. Quando si avvia al seggio Amerigo riflette sui valori più semplici: l’istituzione è laica in quanto è di tutti, le elezioni sono un dovere di tutti e in questo semplice “dovere civile” sta innanzitutto la laicità della democrazia. Nelle forme dimesse e disadorne del seggio elettorale Amerigo vede «la lezione d’una morale onesta e austera; e una perpetua silenziosa rivincita sui fascisti, su coloro che la democrazia avevano creduto di poter disprezzare proprio per questo suo squallore esteriore, per questa sua umile contabilità, ed erano caduti in polvere con tutte le loro frange e i loro fiocchi…».
Voglio attirare l’attenzione su alcuni elementi fondanti la laicità di questo libro: il primo è che non propone un modello unico di essere umano: la laicità profonda è non avere un modello unico, neanche buono. Non per caso alla fine si prospetta una utopia positiva, dove donne imperfette – nane, gigantesse, storte, ecc. – esercitando l’umile mansione di tirare un carretto e lo fanno ridendo, con gran divertimento: «Anche l’ultima città dell’imperfezione ha la sua ora perfetta, pensò lo scrutatore, l’ora, l’attimo, in cui in ogni città c’è la Città». Lo scrutatore legge l’umanità in una condizione femminile, la sceglie vedendola nell’imperfezione, gli si apre l’enigma delle differenze imposte dalla natura e non dà laicamente una soluzione.
In un altro momento lo scrutatore parla al telefono con la sua ragazza e alla fine così definisce il suo rapporto con Lia: «Si arrabbiava, ma sapeva che l’amore con Lia era appunto l’arrabbiarsi così». Anche nelle relazioni private c’è questo modo di accettare la varietà dell’umano. Per Calvino la laicità è un consimile modo di stare al mondo, nelle situazioni pubbliche e in quelle private. Mai imposizione di un modello, mai autoritarismo. L’anima laica, per dir così, è questo.

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