9.8.13

Bianco, nero e oro. L’identità di Perugia (S.L.L.)


20 giugno 2013. I nuovi iscritti all'Albo d'oro di Perugia
Da sinistra il prof. ing. Cotana, padre Siciliani, il dottor
Buitoni, la Dama di San Vincenzo Belati Monasterio
Tra i primi frutti della collaborazione del professor Pietro Scarpellini a “micropolis” vi fu un articolo tutt’altro che convinto sulla candidatura “PerugiAssisi” a Capitale europea della Cultura per il 2019. A disturbare lo studioso non era solo l’unificazione, smaccatamente strumentale, tra città distinte e talora diverse fino alla conflittualità, ma anche le modalità con cui le pubbliche amministrazioni pensavano di sostenere la richiesta: una moltiplicazione di iniziative, spesso estemporanee e meramente propagandistiche, disomogenee per qualità, senza una idea-forza che le connettesse, se non la speranza che arrivassero soldi da spendere. Tutto questo mentre il tessuto culturale locale, a partire dalle Università, mostrava segni evidenti di logoramento.
“PerugiAssisi”  non c’è più.
Lo annuncia mestamente “Perugia notizie” di luglio 2013. Il bollettino d’informazione del Comune spiega che “per questioni prettamente burocratiche, l’iscrizione alla candidatura non è stata accettata con il nome di due città”. Il nuovo logo sarà “Perugia2019 con i luoghi di San Francesco d’Assisi e dell’Umbria”. Il riferimento esplicito al Poverello è una nuova furbata: sperano di ricavare vantaggi dalle scelte di nome e di immagine, come pure dall’attivismo, del nuovo Papa cattolico. L’obiettivo – dicono  – resta lo stesso: “ripensarsi e ricostruire un’identità internazionale”.
I tratti culturali dell’identità cui aspirano i pensatori di Palazzo dei Priori si ricavano forse, nello stesso bollettino, leggendo nomi e gesta dei cittadini e degli enti benemeriti, iscritti quest’anno nell’Albo d’oro della città per le celebrazioni del XX giugno. La civica amministrazione sembra infatti voler cancellare la tradizione laica connessa al ricordo del 20 giugno 1859 e ricondurre la città nello Stato pontificio, riconsegnando ai preti una sorta di primato civile e morale. La breve lista infatti è aperta da un “Padre”, cui si attribuisce il merito (insieme a un altro “Padre”)  di aver riattivato la stazione sismica nell’Abbazia di San Pietro; ed è chiusa da un nome emblematico, Maria Giovanna Belati Monasterio, una signora che entrò a 17 anni tra le “Damine di San Vincenzo” e che ora, tra le dame mature, guida tutti i Vincenziani della zona. Il conservatorismo  che ispira le iscrizioni è confermata dalla presenza di un Buitoni, figlio di una delle “grandi famiglie”, la cui madre con nome da contessa (Alba Gatteschi Buitoni) gli instillò l’amore per la musica.
Dal sito del "Bianco Riflettente Amico dell'Ambiente"
Ombrello progettato dai ricercatori diretti dal prof.ing. Cotana
L’unica apparente eccezione a queste pulsioni di “restaurazione”, tra gli iscritti nell’Albo di quest’anno, sembra essere Franco Cotana, ingegnere e scienziato, scelto in quanto coordinatore di due gruppi di ricerca nella locale Facoltà di Ingegneria perugina, uno sulle biomasse e uno sull’inquinamento da agenti fisici.
Ma è solo apparenza.
Intanto, a leggere status e curriculum, il “prof. ing.”, ordinario di Fisica Tecnica Industriale, deve essere troppo impegnato: cariche e incarichi a non finire, presidenze, responsabilità, comitati ministeriali, gruppi, centri… C’è da perdersi.
Tra le ricerche del suo gruppo ne spicca invece solo una, che Cotana propaganda anche nei meeting di Comunione e Liberazione, la certificazione scientifica del “Bianco Riflettente Amico dell’Ambiente”, fondata sull’idea di verniciare in bianco ampie superfici per attenuare il riscaldamento della crosta terrestre e l’effetto serra. Il prof. ing., in concerto con la destra allora al governo, pensava (e forse pensa ancora) di utilizzare il brevetto per imbiancamenti massicci in Africa, come aiuto contro il sottosviluppo.
Ma la fama maggiore del Cotana, che gli ha meritato articoli della stampa nazionale, è la vicinanza agli esponenti della destra post-fascista, specie quelli più desiderosi di sapere e di titoli. Proprio a Perugia nella giovane facoltà di Ingegneria nel 2003 ha ottenuto la laurea Alemanno, dopo ventisei anni di iscrizione. La tesi era intitolata Prospettive di sviluppo e possibili interventi di sfruttamento delle biomasse a fini energetici. Nello stesso periodo l’ex picchiatore, come  Ministero delle Politiche Agricole, affidava al Cotana diversi incarichi ministeriali: coordinatore di un progetto per il Piano dei Biocarburanti e delle Biomasse (la cui attività è tuttora in corso); membro del comitato di esperti per la riorganizzazione dell’Ente CRA; membro della Commissione biomasse.
Si racconta che, dopo aver telefonato i complimenti al vecchio camerata, l'allora ministro dell’ambiente Matteoli s’infiammasse anche lui per il titolo di “dottore”; ma era solo ragioniere e non aveva tempo per esami. Era necessaria una “laurea ad honorem”. L’idea di conferirgliela maturò anche stavolta a Perugia, in quella stessa facoltà di Ingegneria che egli gratificava di finanziamenti. Intanto il prof. ing. Cotana accumulava incarichi anche presso il ministero dell’Ambiente.
Sarà l’indignato e documentato articolo sul “Corriere” di Gian Antonio Stella a fermare la macchina per il conferimento della laurea al ragionier ministro, che è Cotana in persona a guidare. Resterà il discredito per l’Università e per la città di Perugia, base di antiche marce e nuove conquiste.
Tutto ciò, ovviamente, non spaventa oggi Boccali & C.
Per la nuova identità di Perugia non bastano loro il prete, la pia donna, il padrone del vapore, vogliono anche l’amico dei (post)fascisti.
Se lo godano.

Nella rubrica La battaglia delle idee, “micropolis”, 27 luglio 2013

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