18.9.13

Cristianesimo e guerra. Mario Alighiero Manacorda v/s Rossana Rossanda

Nel 2006, dopo una recensione della Rossanda a un libro di Fumagalli sul rapporto tra i cristiani e la guerra, da lui giudicata molto indulgente verso il cristianesimo antico e moderno, Mario Alighiero Manacorda scrisse al “manifesto”, per sottolineare quelli che gli sembravano essere i veri contenuti dei Vangeli e la vera storia del cristianesimo. 
Rossanda rispose un po’ piccata, ma credo che Manacorda avesse molte ragioni. 
Riprendo qui i due interventi. (S.L. L.)
Cristo guerriero. Cappella arcivescovile, Ravenna.
II Vangelo non è solo amore. Rossana, sei diventata buonista?
Un dispiacere mi è venuto anche da Rossana Rossanda, che recensendo il libro della Fumagalli, Cristiani in armi (il manifesto 30 giugno), commenta che all’immagine di un Dio terribile il cristianesimo ha aggiunto quella di un Dio amoroso, anzi «nei Vangeli non c’è che questo. Più che un paio di frustate Gesù non somministra ai mercanti nel tempio, invita l’offeso a porgere l’altra guancia e a non ferire di spada, conversa con gli infedeli». Non credo. Nei Vangeli c’è anche il contrario. Ad esempio, soprattutto in Matteo il buon Gesù manda all’inferno quanti non gli piacciono (spesso con buone ragioni). Per almeno sette volte invoca per loro la «geenna, dove è pianto e stridore di denti», che è un invocare dal Padre la vendetta che Rossana non vede. Ci manda città intere: oltre Sidone e Tiro, anche Corizim, Betsaida, Cafarnao, che non si sono convertite (Mt. 11,20-25; e Luca 10,15); i seminatori di zizzania (Mt.13,42-50; e Lc. 13, 27): «Allontanatevi da me, voi tutti operatori di iniquità! Là ci sarà pianto e stridore di denti»; i cattivi che gli angeli separeranno dai buoni (13,50); il commensale alle nozze che si presenta senza abito nuziale (22-13) e il servo fannullone (25-14); un altro servo che scandalizza i piccoli: «Sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino e fosse gettato negli abissi » (18,69). Non c’è male, per un dio amoroso. Quanto al conversare con gli infedeli si pensi allo scambio di cortesie tra lui e i giudei: «Sei figlio del demonio... Siete figli del demonio». Contro i farisei scaglia sette maledizioni: «Guai a voi... Guai a voi...!» (Mt. 13-30: e Lc. 11,39.48). «Ogni pianta che non è stata piantata dal mio Padre celeste, sarà sradicata. Lasciateli! Sono ciechi e guide di ciechi! E quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso» (Mt.15,14 e 23,15-24, e Gv. 9,38,41). Che piacevole conversare! E quanto al porgere l’altra guancia, dichiara: «Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione» (Mt. 12,51). Neanche le folle che lo seguivano erano tanto pacifiche, né accolte pacificamente dagli altri ebrei: Gesù è minacciato di lapidazione, e il suo assalto ai mercanti nel tempio ricorda un po’ le spese proletarie per non dire peggio. Nell’orto del Getsemani Gesù invita i suoi: «Chi non ha una spada, venda il suo mantello e ne compri una» (Mt. 10,34.22,36); e si prepara a una zuffa armata. Ci sarà stata? Era cosa comune a tutti i popoli. Svetonio, che si giovava degli archivi di stato, racconta che i romani dovettero espellere da Roma gli ebrei perché, «sobillati da Cristo, si azzuffavano continuamente» (Judaeos impulsore Chresto adsidue tumultuantes, Roma expulit). E come altrimenti leggere molti discorsi di Paolo e l’episodio di Stefano protomartire? Insomma, Gesù era un profeta ebraico, un mistico sanguigno, pronto all’odio e all’amore, non un buonista. Rossana non mi convince neanche quando scrive che Costantino sogna, vince e «dichiara il cristianesimo religione di stato». No:Costantino non sogna un bel niente, e con l’editto del 312 consente a tutti i sudditi, cristiani e pagani, di venerare il dio che vogliano; e lo ripete due volte, parlando di «libertà delle menti», formula liberale, in quanto politeistica e pagana. Sarà settant’anni dopo l’imperatore cristiano Teodosio che imporrà «alle menti» dei sudditi di venerare la Santissima Trinità insegnata dagli apostoli Pietro e Paolo. I quali, sulla Trinità, non avevano insegnato niente.
E poi, sempre Rossana: «Nella predicazione cristiana... è  fondativo l’amore per l’altro e la guerra non era neppure contemplata». Be, c’è l’amore per l’altro (ma un solo Vangelo dice di amare i nemici) ma c’è l’autorizzazione della “guerra giusta” da parte dei maggiori padri della Chiesa. E ancora: «I cristiani vivevano senza esporsi» e solo dopo Costantino «escono allo scoperto».
In realtà i cristiani per secoli poterono esporsi, discutere coi pagani, divulgare i loro testi, trattare con gli imperatori (che spesso tra gli dèi veneravano anche Cristo), e subirono non tanto persecuzioni religiose quanto politiche quando alcuni di loro (di solito non i vescovi) rifiutarono l’omaggio a «l’Imperatore Nostro Signore», dichiarando «Nostro Signore è Gesù»: così i dodici martiri scillitani. E poi: «c’è voluto papa Wojtyla per condannare senza mezzi termini la guerra, anche se essa resta però come extrema ratio, tale e quale la pena di morte nel catechismo». Dunque, i mezzi termini ci sono, e come! Papa Wojtyla non ha detto parola contro le guerre locali combattute nei suoi anni dalla potenza statunitense, né contro i massacri che i tanti dittatori anticomunisti d’Asia, d’Africa e di America latina hanno perpetrato contro i loro popoli. Anzi, è andato a stringere la mano a Pinochet, per dirne uno, condannando il cristianesimo della liberazione. Quando smetteremo di parlare di lui come un uomo di pace e di amore?
Mario Alighiero Manacorda

La passione religiosa degli atei
Caro Mario Alighiero,
io persisto e firmo. Nei Vangeli non si trovano inviti alla guerra, alla rissa, alla vendetta personale. Non sono tali i passi che tu citi: della geenna, sono minacciati i peccatori dopo la morte; l'idea della dannazione è forte, ma non ha nulla a che vedere né con la guerra, né con la punizione in terra, né con la vendetta personale. La spada che Gesù viene a portare è metaforica, è la divisione nella dottrina - per il mio nome vi dividerete, sarete odiati. E in che somiglia la cacciata dei mercanti al tempio a un esproprio proletario (che poi non è il peggio che sia avvenuto da noi negli anni '70)? Gesù non si appropria dei beni e dei profitti dei mercanti, li butta fuori da quella che è la casa del Padre. Quando nell'orto del Getsemani un discepolo estrae la spada e ferisce uno dei soldati, Gesù gliela fa riporre e ammonisce di non ricorrere alla spada mai. Né chiede al Padre vendetta per sé - le pagine del Getsemani sono di grande solitudine e angoscia. E' un uomo che muore e vorrebbe che fosse allontanato da lui quel calice, ma lo deve accettare.
Questa immagine di dio fatto uomo, e sofferente e impotente, cambia l'idea del divino, ed è molto più audace delle libertà del politeismo. E' una proiezione di tempi terribili. La Palestina ribolle di predicatori in attesa d'un messia che non viene e colui che viene non promette alcuna vittoria in terra, enuncia beatitudini paradossali, non suggerisce né chiede violenze. Muore fra i delinquenti. Chi aveva ed ha un'idea onnipotente di Dio rifiuta del cristianesimo proprio questo.
Ma che senso ha che noi due, vecchi compagni e non credenti, ci palleggiamo le citazioni? Il cristianesimo è una cesura tale che dopo i primissimi tempi, la discussione sul canone è complessa e fin drammatica. Ma è un momento alto, che la chiesa non reggerà.
Tanto più dopo Costantino. Ma ti sono grata per la correzione. Tuttavia l'Editto di Milano garantisce i cristiani, perché prima non erano sicuri come tu dici, e sulla leggenda (leggenda non è vulgata) e la restituzione dei beni si basa il potere temporale della Chiesa. E' questo che ne fa anche un potere politico in senso proprio, che come tale gioca nei rapporti di forza, copre o esige conflitti, teorizza con non pochi giuristi la guerra giusta, se non addirittura santa. Quando Wojtyla dirà che la guerra è sempre una sconfitta dell'umanità, dirà qualcosa mai detto prima, anche in contrasto con il catechismo (di Ratzinger). Perché negare che la Chiesa ha una sua terrestre e interessante storia? Della quale non fa parte che Agostino fosse un guerriero, né grande né piccolo, e non so se si possa dirlo di Ambrogio, già funzionario dell'impero, che fulminerà di scomunica proprio quel Teodosio per il massacro di Tessalonica.
C'è nell'ateismo tuo e di altri amici una passione che definirei religiosa e che a me manca del tutto... Con questa freccia del Parto, ti abbraccio.
Rossana Rossanda


“il manifesto”, 5 ottobre 2006

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