12.9.13

Immediatamente Pd. Un partito nel magma (Carlo Altini e Massimo Jasonni)

Nel numero di luglio del “Ponte” un articolo a due firme (Altini e Jasonni) analizza i problemi del Pd cercando di uscire dalla congiuntura e individuando gli elementi di cultura (o incultura) politica che li determinano. Ne recupero un ampio stralcio: mi pare utile a comprendere come la crisi di quel partito sia crisi di “fondamenti”. (S.L.L.)
Che ne è di Gramsci di fronte allo spettacolo offerto dal Pd, in occasione dell'elezione del presidente della Repubblica? E non solo di Gramsci, giacché quella grande eredità intellettuale e morale si spalanca a più diversificati orizzonti antifascisti, evocati dai nomi dei Rosselli e di Salvemini, di Ernesto Rossi e di Lelio Basso. Quello spettacolo si segnala per l'assenza di idee politiche e di cultura sociale, ma, ancor prima, per la totale incapacità di elaborare una politica democratica che, senza rinnegare le novità comunicative dei nostri tempi, sia tuttavia in accordo con i criteri fondativi della modernità. Senza i quali la politica torna a essere gioco di corte o "lotta di tutti contro tutti".
La pubblicistica affronta i problemi del Pd tenendo quasi sempre presente i soliti problemi chiave: l'assenza di una linea politica definita, la litigiosità interna (con annesso protagonismo dei dirigenti), la scarsa capacità comunicativa. Tutto vero, ma c'è altro, spesso sottaciuto e invece in questi giorni emerso prepotentemente di fronte ai nostri occhi: l'incapacità di comprendere che la politica democratica è tendenzialmente mediazione, cioè governo della complessità e gestione del conflitto, analisi e interpretazione dei bisogni sociali, costruzione di progetti di lungo respiro e definizione di un'idea generale di società attraverso il duro passaggio all'interno delle dinamiche storiche. Labriola parlava, proprio in questo senso, di «durezza della realtà».
Contro tale concezione nobile della politica si è invece recentemente affermato nel Pd un magma "prepolitico" dell 'immediatezza, nella forma dello stimolo/risposta, cioè nell'inseguimento passivo delle emergenze poste da altre agende politiche, di volta in volta quella di Berlusconi, di Grillo o della Commissione europea.
L'assenza di memoria storica e, contemporaneamente, l'assenza di progettualità socio-politica è il primo e più evidente segno del trionfo di questa immediatezza. Tutto è presente, non esiste né passato né futuro: tutto si gioca nella tattica quotidiana, senza progetti di medio termine e senza una vera consapevolezza della posta in gioco nelle nuove dinamiche europee e globali. Tutto è passività, cioè risposta a un dato sociale politico-economico che si impone con l'autorevolezza di un Moloch: nulla è azione, tutto è ricezione. In quest'ottica la risposta non può che essere tronca, mutila: domani ci sarà un altro Moloch e un'altra risposta, sempre in un eterno presente, depauperato della dimensione storica e di ogni possibile riferimento al valore della laicità.
Una tale immediatezza domina non solo nel governo politico del presente, ma anche nel rapporto tra classe dirigente e base del Pd. Le primarie sono un chiaro esempio della crisi della mediazione politica, visto che la partecipazione popolare a tale iniziativa è pensata nella forma della comunicazione televisiva, non della costruzione collettiva di un progetto politico (…)
Una siffatta politica, miseranda e spaesata, ha in sé un grado di razionalità storico-sociale addirittura inferiore a quella caratteristica del mercato, che comunque produce un'analisi del sociale, seppur piegandola ai propri fini. Questa decadenza della mediazione democratica porta allora sulla scena gli istrioni e gli urlatori: nella "teatrocrazia" domina l'attore politico che meglio recita i sentimenti immediati della massa. Il Pd ha introiettato questo dominio dell'immediatezza e ha cosi seguito l'onda delle élites intellettualistiche da salotto borghese, cioè di una minoranza rumorosa mossa all'apparire politico da rivendicazioni identitarie e da desideri di riconoscimento che fondano una pratica del tutto antimoderna: la muta da caccia (…).
Incurante nei fatti delle questioni generali del lavoro e della crisi economica, questo radicalismo antipopolare si presenta nelle poltrone di Fazio o di Santoro, discutendo argomenti politici di moda (la costituzione, i diritti, ecc.) strumentalizzati in una cinica — e adolescenziale — assenza di confronto con la realtà sociale politica ed economica.  (…) Questo dominio dell'immediatezza va di pari passo con l'affermazione di un'evanescente, banalmente americanistica ideologia democratica, in cui tutte le opinioni hanno pari dignità …

da Il Pd e la crisi della mediazione politica in "Il Ponte", Anno LXIX, n.7, luglio 2013


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