6.11.13

Turi Sabbetta (di Gesualdo Bufalino)

In Museo d’ombre (Sellerio, 1982), in cui Gesualdo Bufalino raccolse ricordi di paese, una sezione è intitolata Facce lontane. In essa l’autore lascia sfilare destini e visi di persone un tempo conosciutissime nello piccolo spazio della comunità comisana, ma destinate inevitabilmente all’oblio. Lo scrittore ne celebra il ricordo brevi epitaffi. Ne ho recuperato uno e non mi sono sentito di corredare il post con una faccia. Meglio un circo dall’archivio de “l’Unità”, il giornale fondato da Antonio Gramsci. (S.L.L.) 
Era un marcantonio di statura spropositata per le nostre latitudini (due metri e quindici, pare). Dai bassi tetti di allora, che raggiungeva senza fatica con la mano, strappava tegole e sassi da scagliare ai ragazzi molesti. Sbagliando apposta la mira, peraltro, tanto era inoffensivo e mite, nella sua semplicità di Gulliver paesano, smarrito in una terra di nani cattivi. Un circo equestre di passaggio se lo portò via, un giorno, verso un impensato futuro di op-là, luci, giostre, baracconi. Chissà dove è sepolto.

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