10.1.14

2005: i Valdesi in Rai. Un caso di «censura pubblicitaria». (Gomez e Travaglio)

La statua di Pietro Valdo a Worms
Il 20 aprile 2005 anche la Chiesa Valdese si vede rifiutare dalla Rai uno spot radiofonico a pagamento per la campagna dell'«otto per mille». Il cosiddetto servizio pubblico pretende di intervenire sul testo degli slogan. Quelli scelti dalla Tavola Valdese sono «Molte scuole, nessuna Chiesa» e «Nemmeno un euro per le attività di culto», per sottolineare che i contributi vengono utilizzati esclusivamente in progetti di solidarietà e assistenza (come del resto prevede la legge che ratifica l'accordo fra Stato italiano e Tavola Valdese).
Ma quelle espressioni non piacciono alla Sipra né a Rai Trade. Le due società Rai prima firmano un regolare contratto per gli spot, poi rifiutano di mandarli in onda citando un «Codice deontologico», con questa comica motivazione: «La pubblicità non deve esprimere o comunque contenere valutazioni o apprezzamenti su problemi aventi natura o implicazioni di carattere ideologico, religioso, politico, sindacale o giudiziario». In realtà in Rai si sussurra che gli slogan fossero ritenuti «troppo polemici con la Chiesa cattolica», peraltro nemmeno nominata. I valdesi rifiutano di modificarli, anche perché è difficile per una confessione religiosa evitare «valutazioni o apprezzamenti di carattere religioso». In una lettera al direttore Cattaneo, la pastora Maria Bonafede, vicemoderatrice della Tavola, parla di «censura», «violazione di un fondamentale diritto alla comunicazione» e «discriminazione di una minoranza religiosa». E aggiunge: «Quello che non volete trasmettere è il richiamo a una legge dello Stato». Amen.

Da Peter Gomez e Marco Travaglio, Inciucio, BUR, 2005

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