17.1.14

Nicola Valletta, mezzo morto e mezzo vivo (S.L.L.)

"Fin d’allora ero stitico"
Nella Giovinezza di De Sanctis, a conclusione del terzo capitolo, appare un doloroso ricordo:
 “In quel tempo ero spesso malato; fin d’allora ero stitico, il mio male era sempre nel ventre. Medico di casa era un certo Domenico Albanesi, che mi curava col metodo allora in fiore: purganti, salassi, clisteri, vomitivi e digiuni. Un salasso mi rimase aperto parecchi mesi, e ne ho ancora oggi la cicatrice. Per fin anno non bevvi piú caffè, perché ci sentivo dentro un odore d’ipecacuana. Talora, vista inutile l’azione delle purghe, ricorrevano al sale inglese, a costo di, vedermi scoppiare. Di sotto a quella cura usciva magro, e fragile e sottile come una canna, e pareva Nicola Valletta mezzo vivo e mezzo morto”.

 Il clistere di notte
La lettura mi ha incuriosito. Chi era mi son detto codesto Nicola Valletta? In rete non ho trovate risposte esaustive, ma mi accontento. Era nato nel 1748 e morì nel 1814, abbastanza celebre da lasciare, nel Napoletano, fama di sé e della sua immagine alla generazione del De Sanctis, che nacque nel 1817 e che lo ricorda nel brano della Giovinezza che ho riportato. Doveva essere stato un individuo magro ed esangue, tanto da meritare l’appellativo “mezzo vivo e mezzo morto”; anche se l’unica immagine trovata in rete (su “Liber Liber”) non conferma e non smentisce.
Il Valletta fu, nel Settecento riformatore, giurista rispettato nella Napoli borbonica, cattedratico e autore di libri sulle istituzioni civili e canoniche, ma deve la sua fama soprattutto a un suo scritto sulla iettatura (la Cicalata sul fascino detto jettatura), che – secondo la biografia di “Liber Liber” - dovrebbe aver avuto una doppia circolazione, una prima diffusione manoscritta tra i circoli letterari partenopei e poi la pubblicazione a stampa, con annotazioni. Non è escluso che il “mezzo vivo e mezzo morto” di De Sanctis si leghi a questo suo peculiare interesse.
Tra i testi resi disponibili da “Liber Liber” ce ne sono due di Valletta: il primo è la Cicalata nella sua versione annotata e nel testo diffuso da Izzi nella sua antologia Scrittori della jettatura (Salerno, 1980); il secondo, quasi identico ma senza dedica e senza note, forse derivato dalla tradizione manoscritta, ha come titolo Il celebre trattato sulla iettatura e fu pubblicato nel 1891, all’interno della collana “Biblioteca magica”, da uno stampatore romano, tal Perino.
La Cicalata è dedicata a un dignitario ecclesiastico: “All'illustriss. e Reverendiss. Monsignore D. Antonio Bernardo Gurtler, Vescovo Di Tiene e Confessore di Maria Carolina, Regina delle Sicilie, Pia, Felice, Augusta”.
Lo scopo principale del libretto è di mostrare con l’autorità di antichi e moderni, di dotti classici e cristiani la verità della iettatura e le sue modalità di funzionamento. Sul primo punto il Valletta conclude con una battuta:
“Ma ci è veramente la jettatura, dirai? Vedi, che ci ha da essere, rispose uno a chi gli faceva il cristiero di notte e dicea di non trovare il buco. Addio”.

Su molti aspetti del “fascino”, tuttavia, restavano per lui dubbi e questioni aperte.


Il progetto del giurista
Non è un caso, pertanto, che il libretto sulla jettatura si concluda con un capitolo dal titolo Progetto che qui integralmente riporto.
 “Mi riserbo di fare come una giunta alla derrata; cioè di proporre in altra carta la spiegazione di molte cose attinenti questo soggetto, che, per non entrare nel pecoreccio, e per servire alle angustie del tempo, non ho potuto qui dichiarare: principalmente i seguenti punti, su de' quali, oltre delle riflessioni da me fatte, chieggo lume, e notizie da chicchesia: proponendo il premio di 10 o di 20 scudi, secondoché la notizia si stimerà da me piú o meno interessante.
I. Se la jetti piú l'uomo, o la donna.

II. Se piú chi ha la parrucca.
III. Se piú chi ha gli occhiali.
IV. Se piú la donna gravida.
V. Se piú i Monaci, e di qual ordine.
VI. Se la può jettare chi si avvicina a noi dopo del male che abbiam sofferto.
VII. Fino a qual distanza la jettatura si estenda.
VIII. Se venir ci possa dalle cose inanimate.
IX. Se operi di lato, di prospetto, o di dietro.
X. Qual gesto, qual voce, qual'occhio, e quali caratteri del volto sieno de' jettatori, e faccino ravvisarli.
XI. Quali orazioncine si debbano recitare per preservarci dalla jettatura de' Frati.
XII. Quali parole in generale si debban dire per evitare la jettatura.
XIII. Qual potere abbia perciò il corno, ed altre cose.
E in fine un distinto catalogo di tutti gli sperimentati jettatori della città e del Regno di Napoli, di tutti gli ordini e condizioni di persone: cavalieri, dame, giudici di tutt'i tribunali, avvocati, cattedratici, medici, galantuomini, mercanti, artigiani, etc. Chi abbia certa sperienza di qualche persona, me la partecipi per gentilezza; senza sperar perciò il detto premio, che s'intende promesso soltanto a chi mi fornisce di qualche riflessione opportuna su de' mentovati articoli”.

 Rammarico
Non so se l’offerta in denaro fosse considerata dagli eventuali informatori insufficiente, certo è che il Valletta non produsse l’aggiunta promessa alla sua Cicalata, sicché i coevi partenopei non ebbero la lista dettagliata degli “sperimentati jettatori”, che era stata quasi promessa, e a noi posteri sono mancate indicazioni su come difenderci, in specie da certi pericolosissimi monaci.

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