5.1.14

Quando Imoletta si svegliò su un ramo. Una poesia di Paolo Ottaviani

Qualche mese fa il caro Paolo Ottaviani, poeta di intensità e versatilità notevoli, magistrale frequentatore di lingue e dialetti, ardito sperimentatore di forme metriche, mi fece omaggio in una sua affettuosa mail di una deliziosa poesia dai modi danteschi e di un altrettanto godibile raccontino che la spiega in nota, probabilmente scritti dopo il terremoto di Norcia, città da cui orgogliosamente deriva. Posto oggi qui i versi e l’annotazione, ringraziando Paolo che sento particolarmente vicino per i comuni malanni e colpi d’occhio. (S.L.L.)
1979. Un'immagine del terremoto in Valnerina
Quando Imoletta¹ si svegliò su un ramo
trascinata dai venti con la tenda
che dopo il terremoto il buon Abramo

aveva issato con tanta stupenda,
generosa imperizia sopra i resti
del cascinale e una rude benda

copriva le ferite di quei mesti
giorni, chiamò a gran voce il figlio, il figlio
David che accorse - toglimi da questi

sterpi e non temer se a te, un po’, m’appiglio! -



¹Imoletta era una minuta contadina che viveva da sola in una fatiscente casupola con annesso un piccolo cascinale. Quando la violenza del terremoto rase tutto al suolo nessuno si ricordò di lei, tranne un vicino che le donò una vecchia tenda militare: il figlio la ritrovò sopra una quercia, scaraventata lassù dalla furia dei venti in una notte di tempesta, impigliata tra i rami e i lacci della tenda. Quella fu l’unica volta che Imoletta chiese aiuto.


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