7.3.14

Fine dell’orrore. L’Armata Rossa abbatte i cancelli di Auschwitz (Liliana Picciotto)

L’articolo, ben scritto e documentato, ricostruisce gli ultimi mesi del campo di Auschwitz in parallelo con le incertezze degli Alleati occidentali e con l’avanzata vittoriosa dell’Armata Rossa. Vivamente consigliato. (S.L.L.)
Per gli Alleati dal punto di vista logistico divenne possibile bombardare la Polonia solo nel gennaio del 1944 quando si poté disporre della base aerea di Foggia nell’Italia Meridionale liberata. Prima di allora, le basi che dovevano fornire sia i bombardieri, sia gli aerei da intercettazione necessari ad ogni raid, dislocate a Dover nel Kent a parecchie migliaia di chilometri di distanza, erano troppo lontane da Auschwitz (in polacco Oswieçim).
Fotografie aeree della zona di Auschwitz furono prese per la prima volta da aerei alleati, da un’altezza di 15-20.000 piedi, il 14 aprile 1944. Dopo un attento esame delle fotografie prese nelle missioni fotografiche aeree, il 18 luglio 1944 la fabbrica petrolchimica (fabbrica di petrolio sintetico estratto dal carbone delle vicine miniere) di Monowitz (anche campo di concentramento denominato Auschwitz III, descritto mirabilmente da Primo Levi) a 2 miglia di distanza dal centro della citta di Oswiecim fu per la prima volta designata come obiettivo da bombardare.
Il 7 agosto gli alleati effettuarono il primo pesante bombardamento aereo sulla zona durante il quale furono parzialmente distrutte la fabbrica chimica Oberschlesische Hydrierwerke a Blechhammer e la raffineria di petrolio a 12 miglia a nord ovest di Auschwitz.
Il 20 agosto, nuovamente, con condizioni atmosferiche favorevoli, 127 bombardieri e 100 aerei da caccia scaricarono le loro bombe sulla IG Farbenindustrie per 28 minuti consecutivi. Gli obiettivi colpiti furono anche: la stazione ferroviaria e i condotti dell’acqua di Tschechowitz, a circa 15 miglia dalla stazione di Auschwitz, una raffineria di petrolio, una fabbrica elettrotecnica, la fabbrica di mattoni a Bestwin. Dentro al campo di Auschwitz, e soprattutto al suo sottocampo Birkenau (o Auschwitz II) erano sistemati sei impianti di sterminio riservati ai continui convogli di deportati ebrei che vi erano mandati da tutta l'Europa occupata: due camere a gas con fosse di cremazione per la consunzione dei corpi chiamate bunker I e bunker II, più quattro camere a gas con forni crematori per la consunzione dei corpi, chiamate crematori II, III, IV e V. Nelle stesse strutture finivano anche i prigionieri del campo non ebrei che dopo un breve periodo di lavoro schiavo a favore dell’economia del Reich erano sfiniti dalla fatica e dalla sottoalimentazione.
Notizie sulla politica nazista del genocidio erano già trapelate, ma allora ancora nessuno sapeva che proprio Auschwitz era il centro di tale politica. Quando iniziarono i bombardamenti sulla zona, il racconto dei massacri che proprio al suo interno venivano perpetrati, riportato da due eroici evasi, Rudolf Vrba e Alfred Wertzler, era conosciuto solo da pochissimi e non ancora reso pubblico. La regione venne dunque bombardata non già per tentare di fermare lo sterminio degli ebrei ancora ampiamente in corso, ma solo come zona industriale e quindi come obiettivo strategico. Il 25 agosto, infatti, aerei da ricognizione fotografarono nuovamente la zona, da un’altezza di 30.000 piedi, per constatare i danni all’industria. Tra i fotogrammi, se molto ingranditi, si possono riconoscere le strutture dei campi sia di Auschwitz, sia di Auschwitz-Birkenau. Si riconosce la cosiddetta Bahnrampe (la rampa ferroviaria appositamente prolungata fino all'interno di Birkenau per facilitare le operazioni di scarico dei deportati e del loro immediato assassinio) con un convoglio di 33 vagoni fermo e una fila di persone avviate verso uno dei crematori. Molto precise sono anche le riprese del campo principale Auschwitz (Auschwitz I) nel quale si riconosce una fila di persone in attesa di essere registrata o in attesa di vestiti disinfestati (registrazione e disinfestazione avevano sede nello stesso edificio). Tutto ciò però, con il senno di poi, poiché l'analisi coeva delle fotografie aeree da parte di militari esperti, non essendo dedicata all’individuazione di strutture di sterminio ma solo di fabbriche, non portò al riconoscimento del campo di Auschwitz come luogo di assassinio di massa. Le cancellerie occidentali avevano allora già ricevuto da Edvard Benes, capo del governo slovacco in esilio, un appello ufficiale per un intervento aereo sul campo di sterminio, ma l'orientamento dei politici alleati fu quello di non distogliere forze militari per missioni aventi per obiettivo il salvataggio di civili. Il 13 settembre 1944 ci fu un altro pesantissimo bombardamento sulla fabbrica chimica della IG Farbenindustrie durato 13minuti consecutivi, nel quale furono dispiegati 96 bombardieri alleati. Furono sganciate 1000 bombe da un’altezza di 23.000 piedi. Questa volta le bombe raggiunsero anche il campo di Auschwitz e due di esse Birkenau, ma soltanto per caso.
L’esercito russo nel frattempo, faceva la sua parte: con una controffensiva iniziata nell’estate del 1943, alla fine dell'anno si era ormai spinto fino alle frontiere polacche e romene, raggiungendo nel gennaio del 1944 la Crimea e l’Ucraina. Il 24 luglio del 1944 liberò l’altro grande campo di concentramento e sterminio simile ad Auschwitz, Majdanek presso Lublino, trovandovi migliaia di prigionieri sfiniti dai maltrattamenti e decimati da operazioni assassine tese a liberarsi di “inutili bocche da sfamare”. In agosto del 1944 i sovietici raggiunsero la Romania, in settembre la Bulgaria, in autunno erano a Varsavia.
L’avvicinarsi inesorabile dell’esercito russo e l’esaurimento di ebrei da sottoporre all'assassinio sistematico dentro alle strutture di sterminio di Auschwitz indussero le autorità tedesche a sospendere lo sterminio il 2 novembre 1944, dopo 19 mesi di una spaventosa ecatombe. Per la prima volta dopo mesi, il 3 novembre 1944 un convoglio carico di ebrei, anziché subire come di norma la selezione iniziale tra abili da introdurre in campo e inabili (cioè donne con bambini appresso, anziani, persone con i capelli bianchi, bimbi e adolescenti sotto i 13 anni), fu fatto entrare interamente nel campo. Poco prima che intervenisse questo cambiamento, molta parte di Birkenau era stata svuotata tramite uccisione con camere a gas dei suoi abitanti. Tra il 29 agosto e il 29 ottobre, 3284 detenuti del campo di quarantena maschile erano stati assassinati, mentre tra settembre e novembre, stessa sorte era toccata alla maggioranza dei componenti del Sonderkommando, gli addetti alle camere a gas testimoni oculari del genocidio. Il 14 ottobre era iniziata la demolizione dell’interno del crematorio IV fatto saltare in precedenza dai rivoltosi del Sonderkommando, il 25 novembre la demolizione del crematorio II e il 1° dicembre del crematorio III. Il Crematorio V fu lasciato in attività fino a metà gennaio del 1945.
Non è escluso che alla decisione della sospensione dello sterminio abbia contribuito il fatto che ormai la notizia sul genocidio degli ebrei era divenuta cosa nota in Occidente e che di lì a poco, nello stesso mese di novembre un rapporto in tale senso sarebbe stato pubblicato a Washington a cura del War Refugee Board e simultaneamente a Ginevra. Alla fine di novembre 1944 in effetti anche il grande pubblico poté leggere con orrore sul New York Times i particolari raccapriccianti delle azioni tedesche all’interno del campo di Auschwitz. Nel frattempo, sotto la pressione dell’avanzata sovietica, era iniziata l’evacuazione del campo stesso. Secondo le direttive contenute in un documento del 21 dicembre 1944 a firma Fritz Brach, Gauleiter dell’Alta Slesia, i prigionieri di guerra e i detenuti della provincia dovevano, in caso di minaccia diretta da parte del nemico, essere evacuati a piedi, almeno nella prima tappa del viaggio.
I comandanti di queste colonne di prigionieri dovevano considerare i detenuti che tentavano la fuga come colpevoli di sabotaggio, fatto che comportava l’immediata fucilazione. L'ordine specifico per la liquidazione dei prigionieri di Auschwitz inabili alla marcia fu dato dal comandante delle SS e della polizia di Breslau, Schmauser, il 20 gennaio del 1945. Tra il 18 e il 21 gennaio 1945, 58.000 detenuti vennero fatti uscire incolonnati dal complesso Auschwitz-Birkenau-Monowitz e dai sottocampi diretti verso ovest. La strada più lunga fu percorsa da 3.200 prigionieri del sottocampo di Jaworzno fino al Konzentrationslager Gross-Rosen nella Bassa Slesia, circa 250 chilometri a piedi. Durante le marce, non a caso chiamate “marce della morte”, i prigionieri che avanzavano nella neve e nel fango del duro inverno slesiano, denutriti e insufficientemente vestiti, erano sorvegliati da guardie armate che uccidevano senza pietà coloro che tentavano la fuga o rimanevano indietro. Dopo la marcia a piedi fino alle cittadine di Gliwice o di Wodzislaw Slaski, i prigionieri che riuscirono ad arrivarci, sfiniti dalla fame e dal freddo, vennero caricati su vagoni merci scoperti per essere trasportati nei campi di concentramento posti all'interno del Reich. I principali campi di destinazione furono: Gross Rosen, Buchenwald, Sachsenhausen, Ravensbrueck.
Poiché non avevano diritto al cibo, la maggior parte di essi, infreddoliti, affamati, febbricitanti, morì durante quel terribile viaggio, scivolando semplicemente in mezzo ai compagni impossibilitati a muoversi per il sovraffollamento. Le strade dove passavano le colonne in marcia, così come le vie ferroviarie erano disseminate di migliaia di corpi di prigionieri fucilati o morti di sfinimento e di freddo. In alcune località, come nei pressi della cittadina di Rybnik nella notte tra il 21 e il 22 gennaio, le SS massacrarono, senza un'apparente ragione, gruppi cospicui di prigionieri. Durante la marcia dei prigionieri dal sottocampo di Blechhammer a Gross Rosen, altri 800 detenuti furono massacrati. Il numero, non ufficialmente noto, delle vittime delle cosiddette marce della morte, è stimato tra 9000 e 15.000 persone.
Il 26 gennaio 1945, le truppe russe avanzando da est attraversarono la Vistola dirigendosi decisamente verso la regione dell’Alta Slesia. Si trattava della 60ª Armata del Primo Fronte Ucraino. Tre divisioni circondarono le forze tedesche ad Auschwitz: quella che avanzava più rapidamente, la 100ª del 106° Corpo raggiunse Monowitz la mattina del 27 gennaio 1945. A mezzogiorno dello stesso giorno i russi marciavano nel mezzo della città di Oswieçim e al pomeriggio raggiunsero Birkenau e il Konzentrationslager di Auschwitz dove incontrarono una debole resistenza da parte di gruppi di tedeschi in ritirata. Alle ore 15, anche i due campi venivano liberati. Il comandante dell’Armata Rossa che liberò Auschwitz, a costo della vita di 231 soldati russi, fu il generale Pawel Kurochkin. Il totale dei prigionieri liberati in tutto il comprensorio di Auschwitz fu di 7000 persone, affamate e debilitate dalla lunga attesa, senza un briciolo di speranza
di sopravvivere. Assieme ai prigionieri liberati, i soldati russi trovarono i resti dei falò di documenti bruciati dai tedeschi in ritirata. I crimini perpetrati dentro ad Auschwitz avevano però lasciato tracce dappertutto: cumuli di vestiti, di occhiali, di capelli, di protesi, di giocattoli, di valigie e di tutti gli oggetti portati colà dai poveri deportati, oltre a montagne di ceneri di corpi cremati, erano là ad accusare i nazisti. Per prima si mise al lavoro la Commissione sovietica di investigazione dei crimini nazisti, sostituita dopo un mese dalla Commissione polacca diretta dal giudice Jan Sehn. La parola era ora alla giustizia internazionale.

“l’Unità”, 26 gennaio 2004

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