5.3.14

Gli scheletri (di Andrea Camilleri)

Palermo, la cripta dei Cappuccini
Un palermitano cedette alle insistenze di un suo amico e andò a trovarlo nel ridente paese del Nord Italia dove que­sti viveva. Un giorno stavano passeggiando in campagna quando l'amico, indicandogli una villa lontana, disse: «Lì abita il Cavaliere».
E proprio in quel momento il terreno si aprì e i due sprofondarono in una profondissima buca. Non si fecero niente, ma capirono che sarebbe stato impossibile risalire. Cominciarono a chiamare aiuto, però nessuno accorreva. A un tratto il terreno si smosse ancora e davanti a loro comparve un'apertura che pareva l'entrata di una galleria. Non avevano scelta, la varcarono. Era una galleria infatti, lunghissima, e quel che videro li atterrì. Lungo le pareti c'erano centinaia e centinaia di scheletri, ognuno illuminato da una piccola lampada. Principiarono a percorrerla, tremanti, nel tanfo insopportabile perché ancora da qualche osso pendevano lembi di carne marcia. Camminarono e camminarono sotto lo sguardo delle occhiaie vuote e il ghigno dei teschi.
«Madonna santa, ma qua è peggio che nella cripta dei Cappuccini!» balbettò il palermitano.
Allo stremo delle forze, dopo aver percorso chilometri, videro una porta. Ansanti, l'aprirono. E si trovarono in una lussuosissima camera da letto. Sbalorditi, si voltarono a guardare da dove erano venuti. Non avevano aperto una porta, ma le ante dell'armadio del Cavaliere.


da Cinque favole politicamente scorrette in Come la penso, Chiarelettere, 2013

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