12.3.14

Tex Willer, eroe audace (Oscar Cosulich)

La gente odia il militare arrogante, il pezzo grosso, il banchiere. E anch'io odio il potere o, come si dice oggi, il "palazzo". (...). E offro l'evasione, un ranch nel deserto, un'apacheria, una giungla, i pirati. Gli italiani non leggono, sono pigri. Io ho vinto la loro pigrizia». Così Gianluigi Bonelli, classe 1908, padre di Tex Willer, presentava se stesso e la sua creatura in un' intervista di qualche anno fa.
Tex Willer nasce nel 1948 su testi di Bonelli, ed è disegnato da Aurelio Galleppini («Galep»). La coppia inizia a lavorare sul personaggio in ottobre e il primo albo di Tex viene edito in dicembre. Da allora la saga è continuata senza soste, il cowboy ha cavalcato, sparato, amato (poco), per più di trentaseimila tavole, raggiungendo incredibili tirature. Ancora oggi gli albi mensili della «Collona Tex Gigante» vendono 6/700.000 copie e, se si considerano anche le collane dove vengono ristampati i vecchi episodi, si arriva alla più che ragguardevole cifra di 1.500.000.
Gli artefici di questo successo erano arrivati al fumetto per vie diverse. Bonelli scriveva romanzi avventurosi, era un discreto pugile «se mi mollano una sberla ne restituisco due», è tuttora un ottimo velista. Quando la Mondadori decide di chiudere «L'Audace», Bonelli ne compra la testata e diventa editore, nasce cosi il suo impero. Galleppini esordisce come illustratore, pubblica su alcuni periodici per ragazzi, si specializza nel disegnare aeroplani, sogna di fare cartoni animati (inventa degli occhiali bicromatici per vedere i cartoons in tre dimensioni).
Richiamato più volte sotto le armi riesce a non partire per l'Africa e a diventare il ritrattista della caserma.
La pittura non lo trattiene per molto però, i fumetti lo aspettano dietro l'angolo e con loro Bonelli. Per un lungo periodo Galep disegna contemporaneamente le storie di «Occhio Cupo» e quelle di «Tex». Ma il nostro eroe lo assorbe completamente (trentadue tavole a settimana sono una produzione spaventosa) e quando il formato passa dalla striscia al «gigante» verrà affiancato da un'equipe di disegnatori (Fusco, Letteri, Monti, Nicolò, Ticci tra gli altri) per garantire una produzione continuativa.
Cambiano i disegnatori, ma Tex resta un mito inossidabile, alcune sue espressioni sono entrate nel bagaglio dell'Immaginario collettivo (“una bistecca alta due dita, con una montagna di patatine”). Tex è stato anche il primo cowboy a prender le parti degli indiani, fino ad allora relegati al ruolo di selvaggi senza dio (ed è sintomatico che Bonelli abbia voluto nel film il ruolo del vecchio indiano narratore) ed ha vissuto un breve matrimonio con la bella Lilyth della tribù dei Navajos da cui ha avuto il figlio Kit.
Lilyth muore tragicamente dimostrando la vecchia avversione di Bonelli ad inserire personaggi femminili positivi nei suoi racconti («Una donna buona non offre mai molti spunti, mentre una cattiva movimenta la trama, combina guai»). Al fianco di Tex alcuni comprimari abituali come Kit Carson (chiamato affettuosamente «vecchio cammello») e l'indiano Tiger Jack, sono pronti a sostenerlo nelle sue battaglie contro i «cattivi» di turno che a volte si dimostrano dotati di poteri sovrannaturali come la strega Zhenda e il perfidio Mefisto.
A Tex invece bastano le sue pistole e il cavallo Dinamite per venire a capo delle più intricate situazioni: è un eroe che segna la fine della concezione italica di un fumetto melenso e rivolto ad infanti cresciuti nella bambagia. Il primo formato dall'albo (la «striscia») era stato pensato come il più comodo per nascondersi nei libri di scuola e nelle tasche (oltre ad essere il più economico), prevedeva una sorta di lettura clandestina.
Non è un caso che nelle ristampe degli anni '60 alcune espressioni «forti» («Perdio», «sangue del diavolo», «bastardi», ecc.) fossero sostituite o eliminate, che i vestiti delle rare fanciulle che Bonelli inseriva nelle avventure, venissero clamorosamente allungati e le scollature ricoperte, che si cancellassero le pozze di sangue e le notazioni più violente insieme con le battute irriverenti nei riguardi della legge e dei suoi rappresentanti.
Tex doveva guadagnarsi il marchietto «MG» (Garanzia Morale) per poter evitare la caccia alle streghe nei riguardi del fumetto «distruttore delle giovani menti».
Ad ottobre la collana di Tex giunge al suo trecentesimo numero; è una ricorrenza importante per un personaggio che (al di là degli eventuali meriti della riduzione proposta da Duccio Tessari) ha precorso atmosfere che nel cinema western sono state interpretate, solo più tardi, da registi come Sam Peckimpah, e che ha segnato un aspetto del costume italiano per quasi quarant'anni.


“la Repubblica”, ritaglio senza data, ma 1985

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