3.3.14

Vedove (da "Il benpensante" di Paolo Villaggio)

Nel 2012  Paolo Villaggio curava sul “manifesto” la rubrica “il benpensante”. Si trattava di considerazioni, apologhi, dialoghetti su temi di costume, non immediatamente politici. A molti compagni quel Villaggio non piaceva, sembrava “qualunquista”. Anche a me non pochi di quei pezzetti sembrano venuti male, ma talora affiorava il suo magnifico umorismo, nero, surreale e gogoliano, come mi pare che accada qui, in questo maschilistico discorrere di donne che perdono il marito. (S.L.L.)    

Ci sono tre fasce di età per le donne che hanno perso il marito.
La prima fascia: dai venti ai quarant’anni. Sono quelle a maggior rischio di infelicità: devono trovarsi un accompagnatore che le difenda dai “fichisti” nostrani, che le considerano animali da preda. Non possono scopare a casa, di notte, in presenza dei bambini, con partner occasionali, che sono sempre ladri portatori di terrificanti malattie veneree: scolo, sifilide e Aids.
La fascia di mezzo: dai quaranta ai sessant’anni, è la più fortunata. All’inizio sembrano spacciate e recitano il ruolo della vedova inconsolabile. Ma dopo appena tre mesi si rendono conto di aver avuto una fortuna enorme. Sono finalmente felici e si domandano perché non hanno provveduto prima ad avvelenare il marito o a farlo uccidere dalla mafia russa. Finalmente possono fare quello che vogliono: mangiare all’ora che desiderano, ricevere telefonate di notte, guardare i programmi preferiti (di scopare non gliene importa più nulla), ma, soprattutto, di scoreggiare violentemente quando ne hanno voglia.
L’ultima fascia: dai sessanta alla fine. Se sono povere, vengono abbandonate in autostrada da figli e nipotini. Vivono con un bastardino che dorme con loro. Questi cani muoiono di vecchiaia o avvelenati da una vicina o spiaccicati sotto un tram. Nel 90% dei casi queste disgraziate s’impiccano. Dopodiché, in cronaca, solo due righe: «Trovata morta una povera vecchia per motivi misteriosi… La polizia indaga».


“il manifesto” 3 marzo 2016

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