16.4.14

Spartaco. Una poesia di Umberto Bellintani (1914 - 1999)

E tu sei Spartaco, l’astuto bricconcello,
capobandito, “canaglia fra i maggiori
che mai si fosser veduti alla borgata”
nel tempo ch’era di gloria e d’avventura
entrar negli orti, squartare un pollastrello
e andare a zonzo per boschi e per le siepi
a franger nidi, alla cerca di qual mai
altro diletto di nequizia e malafama.
Pronto alla rissa, tiratore di balestra
se c’era un vetro sottomano di finestra,
o la gallina, un passerotto su d’un ramo.
Rosso di crine, camuso, l’occhio strano,
figlio di fame, di freddo, di miseria,
col genitore ubriaco all’osteria
hai fatto storia e il tempo non la varia.
Questo tu eri. Ti cerco tuttavia
come il più caro dei ricordi; è per malia
di questo giorno autunnale che rammenta
la primavera perduta e fa giunchiglia
dov’era un cardo, l’odore della menta
dov’era il lezzo dei tanti letamai.

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