14.5.14

Kafka, i topi e la gatta (Mario Baudino)

Gatta. Una foto di Dany Purcaru
Era terrorizzato dai topi, e lo rivelò all’amico Max Brod scrivendogli nel dicembre 1917 dalla fattoria della sorella Ottla, in Boemia. La lettera, in cui Franz Kafka rivela tutto se stesso in poche righe, era già nota agli specialisti, ma sembrava impossibile risalire all’originale, rimasto nascosto per 95 anni. Qualche mese fa tre collezionisti privati hanno però deciso di metterla in vendita, provocando una virtuosa colletta tra donatori: che ha consentito al Deutsches Literaturarchiv Marbach, il grande archivio tedesco con sede a Marbach am Neckar, di conquistarla per 96 mila euro all’asta tenuta venerdì scorso a Sulzburg.
Niente male per quattro pagine, ma probabilmente li valgono tutti. Perché dentro c’è gran parte del mondo del grande scrittore. E soprattutto quel terrore dei topi, che connette esplicitamente a una paura generalizzata di tutto ciò che è piccolo: «È purissimo terrore quello che sento, ed esplorarne le origini è un lavoro da psicanalisti». Propone anzi un esempio, piuttosto bizzarro: «L’idea di un animale che sia esattamente eguale a un porco è in se stessa comica, ma se fosse piccolo come un topo e venisse fuori grugnendo da un buco del pavimento, sarebbe orribile».
L’ossessione per lo sporco, i parassiti, i vermi è una costante nella vita dello scrittore. Ma, all’occorrenza, Kafka riesce a scherzarci su. Per esempio, sempre in questa lettera, parla della gatta: educata in vario modo (botte comprese) all’idea «che la defecazione è qualcosa di impopolare e che di conseguenza bisogna scegliere con attenzione il posto adatto», ha trovato la soluzione. «Sceglie per esempio un luogo che sia buio, che abbia una relazione con me e sia di suo gradimento. Se guardiamo alla faccenda dal punto di vista umano, questo luogo risulta essere l’interno della mia ciabatta».
La lettera fa quasi certamente parte di quelle che Max Brod portò con sé in Palestina quando emigrò nel ’39. Da allora il possesso di quel tesoro, che contiene anche manoscritti originali delle opere più note, è conteso tra Israele, la Germania e gli eredi alla lontana di Brod. Anche questa lettera sembra destinata a riaprire un caso. Il quotidiano “Haaretz”, riportando la notizia, ricorda che tutto il materiale di Brod, secondo una recente sentenza di un tribunale israeliano, spetta appunto a Israele.


La Stampa, 11 dicembre 2012

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