1.5.14

La torre. Una poesia di Gery Geddes (Vancouver – Canada, 1940)

Gary Geddes
A mio modo li ho amati, al punto
da pagare il fucile in moneta sonante,
studiare la strategia l’intera notte.
Non mi lamentai per il vento freddo
o l’estenuante ascesa alla torre;
neanche la lunga attesa e il rancido afrore
dei piccioni fiaccarono la mia pazienza.

Quando, dopo un po’, apparvero,
nel fulgido sole d’inverno, a mezzogiorno
non lesinai sforzi per calibrare il fucile,
posizionare la delicata croce del mirino
in linea con le loro tempie o i petti.

E quando si misero a correre, dopo che il primo
crollò stecchito nella neve molle,
mai persi la calma, ma li presi 
uno a uno, come un gatto coi gattini.


Dal sito “Nazione indiana” (trad. Angela D’Ambra)

1 commento:

  1. Grazie per aver condiviso questa traduzione: speravo che la poesia di Gary Geddes possa diffondersi nel nostro paese

    Forse, è l'unica ragione per cui ancora traduco

    angela

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