Il povero manico che oggi
vedete ingloriosamente giacere in quell'angolo dimenticato, io so che
un giorno fu fiorente in una foresta; era pieno di linfa, pieno di
foglie, pieno di rami; ma ora invano il solerte artificio dell'uomo
tenta di gareggiare con la natura, legando quel fastello di
ramoscelli secchi al suo arido tronco; nella migliore delle ipotesi
esso è ora il rovescio di quello che era un tempo, un albero
capovolto con i rami a terra e le radici per aria; maneggiato da
qualunque sudicia donnetta, e destinato a eseguire il suo faticoso
lavoro, deve, per capriccio della sorte, far pulite le altre cose e
sporcare se stesso; infine, ridotto a un moncherino dalle serve,
viene buttato fuori dalla porta o condannato come ultimo uso ad
accendere il fuoco.
Quando io mi accorsi di
ciò guardai bene e dissi fra me: certamente l'uomo è un manico
di scopa. La natura lo ha creato forte e vigoroso, in floride
condizioni, con i capelli in testa, che sono rami appropriati a
questo vegetale ragionevole, finché l'ascia dell'intemperanza non
gli ha tagliato via i verdi rami e non lo ha ridotto un arido tronco.
Allora egli ricorre all'arte e si mette una parrucca, stimandosi in
base a un innaturale fastello di capelli, tutto coperto da una
polvere che mai la sua testa produsse; e adesso questo nostro manico
di scopa vorrebbe comparire in scena, orgoglioso di quelle spoglie di
betulla che mai aveva portate, e tutte coperte di polvere, sebbene
spazzata e raccolta dalla camera della signora più raffinata; e noi
osiamo anche deridere e disprezzare la sua vanità, giudici parziali
come siamo delle nostre squisite virtù, e dei difetti altrui.
Ma una scopa è il
simbolo di un albero che sta in piedi sulla testa: mentre un uomo che
cosa è, di grazia, se non una creatura capovolta, con le facoltà
animali che continuamente scavalcano le razionali, con la testa al
luogo dei piedi, un essere che striscia in terra, e pure si erge, con
tutti i suoi difetti, a universale riformatore e correttore degli
abusi, a oppressore delle angherie; che fruga in ogni sudicio angolo
della natura, portando alla luce le corruzioni nascoste, e una gran
polvere dove prima non c'era, prendendo intensamente e
incessantemente parte proprio a quelle porcherie che pretende di
spazzar via? I suoi ultimi giorni sono spesi al servizio delle donne,
e generalmente delle meno degne. Finché, ridotto al moncone, come la
sua sorella scopa, non sarà messo a calci fuori la porta, o
adoperato per accendere il fuoco, al quale altri possono scaldarsi.
In
André Breton, Antologia dello humour nero,
Einaudi, 1970 (prima edizione in francese 1966)
Nessun commento:
Posta un commento